28 febbraio 2017 09:52

Sono arrivate anche le cifre. L’idea di mettere in atto il “più grande sforzo militare della storia degli Stati Uniti”, di cui Donald Trump aveva parlato il 24 febbraio rivolgendosi a una platea di conservatori, è stata ribadita ieri. Oggi pomeriggio arriverà la proposta formale durante il discorso che il presidente terrà davanti alle due camere del congresso, al governo e ai giudici della corte suprema.

Sarà un “investimento storico”, ha dichiarato Trump ai governatori. E non esagera, perché ha fatto sapere poco dopo che il Pentagono riceverà 54 miliardi di dollari in più rispetto all’anno scorso, con un aumento del 9 per cento. Qualcosa di insolito, per non dire sbalorditivo, in tempo di pace.

Il presidente americano dice di voler rispondere alle minacce di un “mondo pericoloso” aumentando il budget per la “sicurezza nazionale” e soprattutto di voler “ricominciare a vincere le guerre”. “Quando ero giovane”, ha insistito Trump, “tutti dicevano che l’America non perdeva mai una guerra. Vi ricordate? L’America non perdeva mai, mentre ora non vinciamo mai una guerra”.

Economia di guerra
Si tratta di uno sforzo tanto più sorprendente se consideriamo che Trump non ha mai indicato nessun avversario militare a parte il gruppo Stato islamico – per sconfiggere il quale queste cifre non sono assolutamente necessarie – e che il budget per la difesa degli Stati Uniti è già tre volte superiore a quello della Cina e quasi nove volte superiore a quello della Russia.

Trump sembra intenzionato a dare un impulso all’economia statunitense sostituendo agli investimenti nelle infrastrutture civili che aveva promesso (e che avrebbe avuto difficoltà a far approvare dal congresso a maggioranza repubblicana) quelli nelle spese militari, che i parlamentari conservatori difficilmente potranno rifiutare.

Trump comincia a capire i rapporti di forza con cui un presidente deve avere a che fare. Ma al di là dell’idea di rilancio budgetario, classicamente keynesiana, che gli è sempre appartenuta, qualcosa sembra essere cambiato nella sua visione del mondo.

Fino a poco tempo fa Trump tesseva le lodi di Vladimir Putin e voleva che diventasse un partner degli Stati Uniti

Fino a poco tempo fa Trump tesseva le lodi di Vladimir Putin e voleva che diventasse un partner fondamentale degli Stati Uniti. Ma ora il suo nuovo consigliere per la sicurezza nazionale considera la Russia una minaccia e la rappresentanza statunitense alle Nazioni Unite ha dichiarato che la restituzione della Crimea all’Ucraina è una condizione indiscutibile per la cancellazione delle sanzioni economiche imposte a Mosca. Disprezzata fino all’altro giorno, il 24 febbraio l’Unione europea è improvvisamente diventata “meravigliosa”.

L’amministrazione Trump diventa più classicamente conservatrice. In attesa che la situazione si stabilizzi è chiaro che a pagare per l’aumento delle spese militari saranno la diplomazia, gli aiuti per i paesi poveri, i programmi internazionali e la lotta contro il cambiamento climatico.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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