10 maggio 2017 10:34

Era scritto. Ancor più rapidamente del previsto, l’elezione di Emmanuel Macron e l’irruzione di una nuova forza politica sulla scena francese stanno mettendo a dura prova l’unità dei grandi partiti della sinistra, della destra e dell’estrema destra. Ma al di là delle conseguenze che avrà sulle legislative di giugno, questo sisma non è inspiegabile così come non è specificamente francese o inedito nella storia.

Anche se la destra del Partito popolare si è finalmente rimessa in sesto, in Spagna le grandi formazioni di destra e sinistra sono in crisi, minacciate dall’indipendentismo catalano, dall’affermazione di un nuovo centro e di una sinistra radicale. In Italia sono spariti i due grandi partiti che hanno plasmato il dopoguerra, il Partito comunista e la Democrazia cristiana, i loro eredi di centrodestra e centrosinistra sembrano in difficoltà, e il partito più forte nei sondaggi è una formazione antisistema, il Movimento 5 stelle. Nel Regno Unito i laburisti sono minati dalle divisioni interne, dall’indipendentismo scozzese e dalla batosta che si annuncia alle prossime legislative.

Senza parlare del Partito comunista francese, ormai ombra di se stesso, potremmo moltiplicare gli esempi di partiti che furono e non sono più, ma non è tutto. Non solo le formazioni politiche vivono e muoiono come gli uomini o le culture, ma i temi che dividono destra e sinistra diventano di volta in volta appannaggio dell’una o dell’altra.

L’ordine e il movimento
Come insieme del popolo sovrano opposto alla monarchia assoluta e al diritto divino, la nazione è stata per molti anni un concetto di sinistra prima di essere conquistato dall’estrema destra, che ne ha fatto, con il nazionalismo, un corpo identitario per non dire razziale che rifiuta lo straniero. Il centralismo francese è stato appannaggio della sinistra prima di diventare di destra, di essere combattuto dalla seconda sinistra e di finire in mano, al giorno d’oggi, all’estrema destra che preferisce la forza dello stato alla riaffermazione delle regioni.

Il liberalismo è stato della sinistra e lo è ancora negli Stati Uniti, ma altrove è passato a destra come santificazione del mercato. In ogni epoca e a tutte le latitudini esistono un partito dell’ordine e un partito del movimento, ma le frontiere tra destra e sinistra non smettono di evolversi e spostarsi in funzione del contesto storico, economico e politico.

In Francia e in Europa, questo nuovo ribaltone dipende da due elementi.

Il primo è che la globalizzazione dell’economia e l’internazionalizzazione della produzione minacciano tutti i compromessi sociali negoziati in passato al livello nazionale. Da quando la delocalizzazione delle produzioni è diventata la norma, le sinistre nazionali non possono più difendere i cittadini garantendo una protezione sociale. Questo è il motivo della crisi della sinistra.

Per quanto riguarda la destra, la sua crisi deriva dalla profonda contraddizione tra il tradizionalismo conservatore e i suoi legami con la classe più benestante. Il partito del capitale non può che essere favorevole alla globalizzazione dell’economia, ma quello dell’ordine non può che essere ostile ai cambiamenti storici e culturali introdotti dalla delocalizzazione. Ancora in fase embrionale, il macronismo rappresenta il tentativo di andare oltre queste due crisi.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it