31 maggio 2017 11:18

I ruoli si sono invertiti. All’interno del tandem franco-tedesco era stata sempre la Francia a prendere le distanze dagli Stati Uniti, mentre la Germania era fondamentalmente atlantista e profondamente imbarazzata dalle critiche costanti rivolte dai francesi alla politica americana.

Sembrava un atteggiamento radicato nell’essenza dei due paesi, ma dal 28 maggio la situazione si è capovolta. Sconvolta dall’esitazione di Donald Trump sul riscaldamento globale e irritata dall’ambiguità delle sue dichiarazioni sulla sopravvivenza della Nato, la cancelliera tedesca è improvvisamente diventata francese, e ha dichiarato che l’epoca in cui l’Europa poteva appoggiarsi ad altri, ovvero agli Stati Uniti, “in un certo senso è finita”.

A Washington – al congresso, tra i mezzi d’informazione e in tutto il mondo politico statunitense – lo shock è stato tale che il portavoce di Angela Merkel si è sentito obbligato a ribadire il 29 maggio che la cancelliera “è un’atlantista convinta”. Merkel stessa ha ricordato “l’importanza primordiale” che riconosce ai rapporti transatlantici, ma ha anche rincarato la dose dichiarando che “è bene non far passare le nostre divergenze sotto silenzio” e che “chiunque decida di indossare i paraocchi nazionalisti si assume un grande rischio”.

Questo “chiunque” era chiaramente riferito a Donald Trump, e in seguito Merkel ha affondato il colpo sottolineando che per l’Europa è “estremamente importante diventare un attore internazionale” prendendo in mano “il suo destino”.

In Francia si parla da oltre mezzo secolo di “potenza europea”, un’idea sminuita dal resto del continente, ma oggi il concetto diventa tedesco ed è applaudito dall’Italia, che ha appena dato ragione alla cancelliera tedesca. Grazie a Donald Trump, l’Europa diventa francese, ma sorprendentemente questo cambiamento arriva nel momento in cui il nuovo presidente francese elogia il collega americano definendolo “pragmatico”, riceve il presidente russo a Versailles (pur non risparmiando critiche a entrambi) e mette in atto un grande ritorno della Francia sulla scena internazionale.

Donald Trump apprezza Emmanuel Macron e pubblica tweet assassini contro la Germania, definita “un male” per gli Stati Uniti a causa del successo delle sue esportazioni, a cominciare da quelle di automobili.

Apparentemente c’è una divergenza tra Parigi e Berlino, ma in realtà è solo una differenza di temperamento tra una cancelliera, donna di princìpi, forte e diretta, e un presidente che ha fatto della “benevolenza” un’arma e crede di poter convincere chiunque a ritrovare la strada del buon senso.

Gli stili sono molto diversi, ma in definitiva la cancelliera e il presidente sono in totale concordanza e vogliono entrambi trasformare l’Unione in una potenza politica capace di difendersi da sola, di parlare per sé e di affermarsi come polo di stabilità internazionale.

Presto Donald Trump potrebbe essere ufficialmente riconosciuto come uno dei padri dell’Europa.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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