22 giugno 2017 11:13

È una lettura obbligata. Se vogliamo capire su quali concezioni del mondo e su quali aspirazioni per la Francia e l’Europa si basa la politica di Emmanuel Macron, dobbiamo leggere la lunga intervista concessa a Le Figaro e ad altri giornali dell’Unione europea e pubblicata giovedì 22 giugno.

Il punto di partenza è una constatazione. “L’Europa è il solo luogo al mondo in cui le libertà individuali, lo spirito di democrazia e la giustizia sociale si sono sposati così profondamente”. È un’affermazione indiscutibile. Gli Stati Uniti hanno le libertà individuali e lo spirito di democrazia (più o meno) ma non la giustizia sociale, dimenticata da un paese che ha appena fatto un passo indietro sull’assistenza medica per tutti.

Fatta eccezione per il Canada, l’Europa (e nello specifico l’Unione europea) è il bastione delle libertà e dello stato sociale. Il presidente della repubblica vuole difendere questo bastione e dotarlo degli strumenti necessari per estendere la sua influenza in un momento in cui si moltiplicano i regimi autoritari che rispettano solo apparentemente la democrazia e non concedono reali libertà.

Macron è stato molto convincente sull’Europa e sul rilancio dell’Unione. Ma non sulla Siria e il Medio Oriente

È alla luce di questa constatazione che bisogna leggere la volontà di Macron di rilanciare l’unità europea, di ripristinare un reale rapporto di fiducia con la Germania, di promuovere una difesa europea, di gettare le basi di una politica economica dell’eurozona e di risanare i conti pubblici della Francia affinché possa tornare a essere forte e credibile e farsi capire dai suoi partner. Tre frasi di Macron meritano di essere citate. “La Germania sa che il nostro destino è tornato a essere tragico”. “La crisi dell’immaginario occidentale rappresenta un sfida immensa”. “Voglio ritrovare il filo della storia e l’energia del popolo europeo”. Da notare che Macron ha detto “popolo”, usando il singolare. Che la si condivida o meno, il presidente ha un’idea chiara dell’Europa.

Ma c’è un “però”: Macron è molto meno convincente sulla Siria. Il problema principale è che in Medio Oriente Macron dimentica quella stessa storia a cui si richiama quando parla dell’Europa. Nella sua intervista non troviamo neanche una parola sulle origini dell’islamismo, nemmeno una virgola sulle rivoluzioni arabe del 2011 e sulla loro grande aspirazione verso la democrazia, niente sui rapporti tra sciiti e sunniti né sulla rivalità tra la Persia iraniana e l’Arabia Saudita. Nulla di tutto quello che sarebbe fondamentale, insomma. Il presidente della repubblica, con approccio razionale ma apparentemente ignorando la tragedia mediorientale, ha sviluppato un atteggiamento poco realista rispetto al dramma siriano.

Macron non vuole che l’allontanamento di Bashar al Assad sia un punto fermo di qualsiasi discussione sulla Siria. La sua priorità è la lotta contro il terrorismo. Non vuole più vedere stati falliti, punirà qualsiasi utilizzo di armi chimiche e vuole proteggere le minoranze. Bene, ma come riuscirci? Come convincere i siriani ad arrendersi ad Assad? Come spingere iraniani e sauditi a seppellire un’ascia di guerra brandita da millenni? Perché comportarsi come se tutto questo non avesse cause concrete?

Forse ho capito male, ma di sicuro Macron su questo punto non è stato chiaro.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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