07 luglio 2017 10:33

Questa rubrica si interrompe oggi per l’estate. È il momento più adatto per fare un bilancio, ma cosa possiamo ricordare di questi ultimi mesi? L’elezione di Donald Trump? Quella di Emmanuel Macron? Le tensioni scatenate dai test balistici e nucleari della Corea del Nord?

Tutti questi avvenimenti – e non solo – meriterebbero la nostra attenzione, ma il fatto più atteso e promettente è la rinascita europea.

Ancora in autunno tutto sembrava minacciare l’Unione. Una delle prime tre potenze economiche dell’Europa unita, il Regno Unito, era appena uscita dal club e molti temevano che altri stati seguissero l’esempio di Londra, perché le estreme destre eurofobe avevano il vento in poppa un po’ ovunque.

La destra radicale sembrava sul punto di conquistare il potere nei Paesi Bassi. L’ascesa di Le Pen in Francia era talmente impressionante che l’ipotesi di una Frexit e dunque della morte dell’Unione non era più inconcepibile. Il futuro sembrava tanto più incerto considerando che nessun grande leader o grande partito osava difendere l’unità europea. Poi, tutto a un tratto, il vento è cambiato. L’Unione è tornata di moda.

I popoli europei hanno rifiutato di farsi trascinare in una pericolosa avventura

Non bisogna mai sottovalutare l’intelligenza dei popoli. Gli europei non amavano più l’Europa perché l’avevano vista entrare nelle loro vite quotidiane sotto forma di riduzione della spesa pubblica e non di rilancio della crescita, calo della disoccupazione e nuove storie economiche di successo come quella di Airbus. Per questo non disdegnavano chi attaccava l’Unione e prometteva di marciare su Bruxelles. Ma quando hanno visto le tendenze eurofobe prendere piede e rischiare di prevalere hanno cambiato orientamento.

I popoli europei hanno rifiutato di farsi trascinare in una pericolosa avventura, soprattutto dopo che Donald Trump si è aggiunto al gruppo Stato islamico e a Vladimir Putin. C’erano già i jihadisti a sud e le nostalgie russe a est, ma un irresponsabile alla Casa Bianca era davvero troppo. Per gli europei non era più il momento di dividersi ma di mettere da parte la collera e serrare i ranghi.

L’incertezza internazionale imponeva questa svolta. Mentre le estreme destre perdevano terreno e i britannici si chiedevano dove li avrebbe portati la Brexit, i francesi hanno eletto un presidente di 39 anni che aveva basato la sua campagna elettorale sulla difesa dell’Unione e giurando di rimettere in sesto l’Europa.

Qualche settimana più tardi Macron ha sancito la nascita di una difesa comune. L’intesa franco-tedesca non era stata così grande dai tempi di Kohl e Mitterrand. Le cose si muovono in questa Unione che si sveglia da un lungo torpore, perché la scena internazionale (come la politica) ha terrore del vuoto, e il mondo ha bisogno di un’Europa capace di incanalare un caos che gli Stati Uniti ormai non fanno che peggiorare. Questa rinascita è una resurrezione. Ora, come nel rugby, non resta che piazzare il calcio per trasformare la meta.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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