12 dicembre 2017 11:22

In Francia sappiamo come vanno le cose. La svolta è già vecchia di diversi mesi. Ormai da settembre Marine Le Pen ha deciso che l’uscita dall’Unione europea non è più una necessità, nonostante avesse per così tanto tempo accusato l’Ue di essere una prigione dei popoli in cui la Francia sarebbe morta di impotenza davanti alle politiche imposte dagli altri.

Con una convinzione che esprime tutta la sua sincerità, Le Pen ha fatto marcia indietro dopo aver constatato che gli elettori non volevano seguire l’esempio britannico e per questo hanno eletto un uomo che ha incentrato i suoi comizi sull’Europa.

Le soluzioni a cinque stelle
Ma passiamo all’Italia dove le elezioni legislative si dovrebbero tenere tra quattro mesi. Il partito che è in testa nei sondaggi è il Movimento 5 stelle fondato da Beppe Grillo, un comico che vorrebbe disfare tutto ciò che esiste perché in Italia non funziona niente. A lungo l’Unione europea ha rappresentato per il movimento un mostro da abbattere, così come lo è stato per Le Pen. Ma anche in questo caso abbiamo assistito a una svolta.

Il 23 novembre Luigi Di Maio, giovane dalla pettinatura impeccabile che Grillo ha posto alla guida della sua organizzazione, ha scritto a Emmanuel Macron: “Sono sicuro che quando ci conosceremo meglio capirà che il nostro movimento non è una minaccia, ma propone le soluzione migliori per i diversi problemi dell’Europa”. Nella sua lettera, Di Maio si è detto “molto vicino al presidente francese sulle regole di bilancio europeo”, ribadendo il concetto il 5 dicembre scorso.

In un’intervista all’agenzia Reuters, Di Maio ha dichiarato che “se sarà riformata, l’Unione può essere la soluzione a molti nostri problemi”. È come se un monarchico si dichiarasse improvvisamente repubblicano, o se un esponente del Front national fosse favorevole all’Unione. È un completo rovesciamento delle posizioni.

Passiamo ora alla Germania. Per convincere il congresso del suo partito a valutare la possibilità di formare una coalizione con Angela Merkel, l’ex presidente del Parlamento europeo e capofila dei socialdemocratici Martin Schulz ha spiegato ai suoi compagni di partito che l’obiettivo finale è quello di imporre ai cristianodemocratici una piena adesione alle proposte europee della Francia, procedendo verso gli Stati Uniti d’Europa entro il 2025 e abbandonando le politiche di austerità che hanno azzoppato l’Unione.

L’11 dicembre Merkel ha risposto che intravede convergenze promettenti con questa posizione. Non solo l’Unione non è più lo spauracchio dell’Europa, ma proprio nel momento in cui il Regno Unito scende dal treno altri sembrano ben felici di salirci.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it