01 giugno 2018 11:20

Il meno che possiamo dire è che l’Europa ondeggia. Il 1 giugno, a Madrid, salvo colpi di scena dell’ultimo minuto, il presidente del consiglio spagnolo, il conservatore Mariano Rajoy, dovrebbe lasciare il suo incarico a causa di una mozione di sfiducia che porterebbe al potere il socialista Pedro Sánchez.

In sé non sarebbe un problema per l’unità europea, di cui i socialisti spagnoli sono ferventi sostenitori, ma è anche vero che Sánchez ha formato una coalizione estremamente variegata in cui trovano spazio i separatisti catalani, i nazionalisti baschi e Podemos, formazione della sinistra radicale.

Questi partiti non hanno altro in comune se non l’indignazione nazionale, la stessa che ha appena prodotto la condanna a pene pesanti per corruzione nei confronti di decine di persone legate al Partito popolare di Rajoy.

L’Unione europea si prepara a rispondere per le rime agli americani

La mozione di sfiducia, pienamente giustificata, apre un periodo di instabilità durante il quale i socialisti vorranno ricostruire la loro popolarità a colpi di misure sociali (spesso condivisibili) prima che le prossime elezioni ridisegnino lo scacchiere politico. Per diversi mesi, dunque, la Spagna ondeggerà.

Nel frattempo, in Italia, gli estremisti di destra della Lega e il Movimento 5 stelle antisistema stanno per conquistare il potere. I due partiti hanno accettato di non affidare il ministero dell’economia a un sostenitore dichiarato dell’uscita dall’eurozona.

Il capo dello stato, Sergio Mattarella, stavolta ha dato il via libera. Senza dubbio questa soluzione è meglio di un ritorno alle urne in autunno, ma resta il fatto che la terza economia dell’Unione entra in un territorio sconosciuto proprio nel momento in cui Donald Trump sfida l’Europa imponendo dazi doganali del 25 per cento sull’acciaio e del 10 per cento sull’alluminio.

L’attacco degli Stati Uniti
L’Europa ondeggia, e a questo si aggiungono la crisi ucraina, il caos in Medio Oriente, le minacce orientali e mediorientali, il problema dei nazionalisti dell’Europa centrale e quello del “feticismo di bilancio” dell’Europa del nord sottolineato da Emmanuel Macron.

L’Europa ondeggia, non c’è che dire, ma al di là delle divisioni gli europei sono consapevoli di subire un attacco commerciale frontale da parte degli Stati Uniti, un attacco che ha fatto capire a tutti, da nord a sud e da est a ovest, a Roma come a Madrid, che a questo punto bisogna serrare i ranghi, opponendo “l’Europa unita” a “l’America prima di tutto”.

L’Unione europea si prepara a rispondere per le rime agli americani con provvedimenti ritorsivi immediati e rivolgendosi all’Organizzazione mondiale per il commercio. Fluctuat nec mergitur, ondeggia ma non affonda.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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