05 giugno 2018 11:13

Otto mesi. È il tempo che è stato necessario ad Angela Merkel per mettere a posto le idee, ed è tanto più sorprendente se consideriamo che nella sua risposta del 3 giugno alle proposte europee avanzate da Emmanuel Macron alla Sorbona, la cancelliera non ha fatto altro che riprendere i termini dell’accordo di governo che ha concluso con i socialdemocratici, partner della sua coalizione.

In definitiva la risposta di Merkel non è da buttare via, ma arriva troppo tardi ed è troppo timida. Ecco le buone notizie: la cancelliera accetta l’idea di un bilancio dell’eurozona, anche se pensa a una decina di miliardi quando Macron vorrebbe che ammontasse a centinaia di miliardi; c’è l’apertura di uno spiraglio per la solidarietà finanziaria tra gli stati dell’Unione nel quadro di un Fondo monetario europeo, un Fme modellato sull’Fmi, il Fondo monetario internazionale; viene ripresa l’idea di una politica d’immigrazione comune e di una polizia di frontiera dell’Unione. L’ottima notizia è che Merkel accetta di procedere verso la nascita della forza d’intervento europea proposta da Macron e che ha confermato la volontà della Germania di costruire una difesa europea.

Troppa timidezza
È un grande impegno per la Germania, che sulla difesa e le capacità d’investimento dell’eurozona è pronta a fare passi che fino a poco tempo fa sembravano impensabili. Inoltre si tratta solo della prima risposta alle proposte francesi, dunque potrà essere discussa e migliorata prima del Consiglio europeo del 28 e 29 giugno.

Il cambiamento deriva dall’effetto Donald Trump, che ha sconvolto la Germania mettendo in atto la sua minaccia di tassare le importazioni dall’Europa, e soprattutto dai risultati delle elezioni italiane, che obbligano la cancelliera a seguire gli appelli francesi per uno scatto europeo.

A Berlino la situazione è incoraggiante, ma resta il fatto che le cose sono cambiate dopo e non prima delle elezioni italiane, dopo e non prima che gli italiani abbiano mostrato tutta la loro delusione nei confronti del progetto europeo. Per quanto siano positive, dunque, le dichiarazioni di Merkel non sono all’altezza del momento.

Ci sarebbe voluto un po’ di lirismo, un po’ di Goethe o Hugo. Sarebbe stato meglio provare a ridare un’anima all’unità europea, raccogliendo il guanto di sfida e chiedendo agli eurofobi quali sono le loro proposte e in che modo uno stato, da solo, potrebbe fare meglio dell’unione dei 27 davanti a Donald Trump o alla sfida portata dall’immigrazione. Ma non è stato così, o almeno non ancora. Per favore, signora Merkel, ora ci metta un po’ di passione.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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