18 novembre 2016 14:40

Anche se è successa lontano da noi, la vittoria di Donald Trump mi mette angoscia per il futuro delle mie tre figlie: viviamo ancora in un mondo così maschilista? –Gina

Insieme a tutti i sondaggisti statunitensi, a sbagliare di grosso i calcoli sono stato anch’io. Me ne sono accorto la mattina del 9 novembre quando, mentre la radio annunciava la vittoria di Trump, mi sono trovato davanti mia figlia di quasi nove anni che, in lacrime, mi ha chiesto: “Papà, ma adesso metterà Hillary in prigione?”. E quando le ho detto che a Hillary non sarebbe successo nulla, ha continuato: “Ma ora costruirà un muro con il Messico? E, poveri messicani, dovranno pagarlo loro!”.

In quel momento ho capito che avevo coinvolto decisamente troppo le mie figlie nella campagna elettorale. Ma ero convinto di avere tra le mani una formidabile lezione femminista. E invece mi è ritornata dritta in faccia la peggiore delle lezioni su quanto il mondo sia lontano dalla parità. Più tardi, mentre ero ancora perso nel mio sconforto, mia figlia è tornata alla carica con una lettera per il presidente Trump in cui gli dava consigli su come trattare meglio gli altri.

L’attore Jeffrey Wright ha twittato: “Mi auguro che l’elezione di Trump faccia emergere la generazione di donne più coraggiose, intelligenti, forti e incazzate che il nostro paese possa mai immaginare”. E io, te e tutti i genitori di bambine dobbiamo fare la nostra parte perché questo augurio diventi realtà.

Claudio Rossi Marcelli risponde alle domande dei lettori all’indirizzo:
daddy@internazionale.it

Questa rubrica è stata pubblicata il 18 novembre 2016 a pagina 16 di Internazionale. Compra questo numero | Abbonati

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