09 febbraio 2018 14:41

Stiamo per diventare genitori e nella nostra beata incoscienza ci sembra che la responsabilità più grande sia scegliere il nome del bambino.–Rino

Il nome è qualcosa che ci si porta dietro tutta la vita, quindi dovete ragionare in prospettiva. E una volta appurato che nel mondo ci sono già abbastanza Sofie e Franceschi, riflettete su questo: un bambino nato nel 2018 deve avere un nome al passo con il progresso digitale.

Me ne sono reso conto quando mia sorella ha chiamato sua figlia Clementina e ha cominciato a usare l’emoji di un mandarino ogni volta che posta una sua foto. Da grande Clementina – ­­come tutti i nostri figli – avrà da ridire sul fatto che le sue foto sono finite in rete senza il suo permesso, ma almeno sua madre potrà farsi perdonare dicendo: “Ti ho dato un nome-emoji!”. Altri esempi di nomi-emoji sono Stella, Mariasole, Luna, Leone, Orso, Regina, Angelo, Delfina, Margherita o Rosa. Se non trovate nessun nome rappresentabile con un’icona, assicuratevi almeno che le sue iniziali siano presenti tra le emoji: per uno strano caso del destino le mie ci sono (c di copyright, r di marchio registrato e m di metropolitana). Altre sono la p di parcheggio o la i di informazioni, ma il vero colpo sarebbe accaparrarsi delle iniziali contenute nelle emoji a due lettere tipo Tm di trade mark o Id di identità.

Se siete ancora dell’idea di chiamarlo Francesco, va bene comunque. Evitate però di mettere le sue foto su Facebook: almeno vi farete perdonare per non avergli dato un nome-emoji.

Questa rubrica è stata pubblicata il 9 febbraio 2018 a pagina 12 di Internazionale. Compra questo numero | Abbonati

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