10 dicembre 2018 15:21

Sono indecisa se raccontare a mia figlia di due anni la storia di Babbo Natale. L’idea mi piace ma temo il giorno in cui scoprirà la verità. –Lucia

È difficile dare un consiglio su come gestire Babbo Natale, perché ogni genitore ci mette dentro parecchio bagaglio personale. Alcuni hanno un approccio razionale e si rifiutano di lasciare che i figli credano all’esistenza di una figura immaginaria: all’inizio lo trovavo troppo drastico, ma poi la mia amica Anna mi ha spiegato che da piccola scoprire la verità le aveva spezzato il cuore e ora voleva evitare quel dolore ai suoi figli. Anche in quel caso c’entrava l’emotività personale, quindi.

La mia amica Jo invece aveva una tendenza opposta: quando suo figlio Jack, a undici anni compiuti, ha cominciato ad avere seri dubbi su Babbo Natale, gli ha fatto recapitare una lettera dal polo nord con una sua foto autografata. I ricordi di Jo sulla notte di Natale erano così dolci che si è spinta troppo in là pur di prolungare quelli del figlio. La maggior parte dei genitori comunque sceglie un via intermedia, dove a un certo punto i bambini scoprono la verità e la accettano tranquillamente.

Con le mie figlie è successo pochi mesi fa. “Quindi la magia proprio non esiste?”, mi ha chiesto un po’ delusa una di loro. “Secondo me esiste eccome”, ho risposto io. “Perché dei genitori che si fanno in quattro per trovare il regalo giusto, organizzare zitti zitti una sorpresa sotto l’albero e far vivere una notte indimenticabile ai loro figli, be’ secondo me è abbastanza magico, no?”. Oggi le mie figlie sono diventate aiutanti di Babbo Natale e contribuiscono a tenere in vita la leggenda per il fratellino.

Questo articolo è uscito il 7 dicembre 2018 nel numero 1285 di Internazionale, a pagina 12. Compra questo numero| Abbonati

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it