11 marzo 2019 16:44

Vivo a Helsinki e sto con un ragazzo finlandese da un anno. A Pasqua lo porterò in Calabria a conoscere i miei, che non sospettano nulla della mia omosessualità. Ma da quando abbiamo preso i biglietti vivo nell’ansia: perché ho deciso di fare questa cosa se mi fa stare così agitato? –Silvano

Avendo vissuto qualche anno in un paese nordico, la prima cosa che mi è venuta in mente è quanto piacerà al tuo ragazzo la Pasqua calabrese. Il clima, la natura, il cibo. Turisticamente per lui sarà bellissimo, vedrai. Per quanto riguarda te, capisco che il sole e la ’nduja non sono le tue priorità, ma penso che questo sarà uno dei viaggi più importanti della tua vita. Stai tornando a casa per rivendicare con effetto retroattivo il diritto di essere te stesso. Stai andando a dire ai tuoi genitori che sei gay e che sei felice di esserlo. E stai andando a presentargli il tuo ragazzo.

Non è un passo facile, e capisco la tua profonda agitazione, ma per te comincerà una fase della vita diversa perché, a prescindere da come reagiranno i tuoi, ti sentirai a posto con te stesso. La mia esperienza mi dice che spesso “i genitori che non sospettano nulla” in realtà hanno già forti sospetti e che alla fine i coming out vanno meglio di quanto si creda. La tua famiglia potrebbe sorprenderti positivamente e tu, con l’aiuto del tuo ragazzo, potrai aiutarli a capire meglio. In ogni caso la responsabilità di accettare e rispettare la realtà a questo punto spetta a loro, e se non fossero in grado di farlo, per quanto sia triste per te, il problema sarà loro e non più tuo. Buon viaggio.

Questo articolo è uscito nel numero 1297 di Internazionale. Compra questo numero|Abbonati

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