25 marzo 2019 16:59

Nostro figlio di tre anni ha chiamato il suo orsacchiotto preferito Google. Ci dobbiamo preoccupare?–Isabella e Matteo

Quando aveva l’età del tuo, mia figlia dormiva con tre orsetti, di cui uno con le ali. Sulla ricerca dei nomi non si era sprecata troppo: si chiamavano Pippì, Pippippì e Pippippì-con-le-ali. Sua sorella gemella invece non si separava mai da una scimmietta di peluche che si chiamava Scimmietta. Poi, quando ne ha ricevuta in regalo una più piccola, l’ha chiamata Scimmiettina e quando ne ha avuta una più grande l’ha chiamata Scimmiettona. Nel frattempo il loro fratello minore si era affezionato a un bicchiere di plastica dura, diventato un amico con cui addormentarsi. Strana abitudine, ma il punto è un altro: il bicchiere è stato chiamato Bicchiere. E la famiglia si è poi estesa a Bicchierone e Bicchierino.

Per uno come me, che predica il fascino di dare ai bambini nomi ricercati, avere figli che chiamano una scimmietta Scimmietta e un bicchiere Bicchiere è stata una pugnalata. Quindi ben venga il vostro orsetto Google. E non credo che la scelta derivi da una precoce dipendenza di vostro figlio dalla tecnologia, ma dallo spirito dei tempi. Ricordo un bimbo di campagna che negli anni novanta aveva chiamato i suoi agnellini Brandon e Brenda, mostrando che il telefilm Beverly Hills 90210 era diventato un punto di riferimento culturale anche nel cuore rurale del paese. In ogni caso potete stare tranquilli: non vi ritroverete un nipote di nome Google. E anche se fosse, sarebbe sempre meglio che averne uno che si chiama Bicchiere.

Questo articolo è uscito nel numero 1299 di Internazionale. Compra questo numero|Abbonati

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