17 giugno 2019 17:11

Sono tornata al lavoro dopo la seconda gravidanza, le nostre figlie vanno all’asilo, mia madre ci aiuta, eppure non arrivo a fare tutto. Sono sempre indietro su qualcosa. Si può migliorare? –Gaetana

Il tuo caso conferma un punto importante: anche i genitori che possono contare su qualche forma di aiuto non sfuggono al complesso del genitore efficiente. Perché siamo presi di mira. Prendi i vari – troppi – gruppi WhatsApp di scuola: per me sono il principale veicolo del senso d’inadeguatezza. Perché le altre mamme sanno sempre tutto? Come fanno a leggere 163 messaggi al giorno? E, soprattutto, come spiego alla mamma di Clara, che invita mia figlia a dormire da lei, che non so neanche chi sia Clara? Nel frattempo leggo che il 40 per cento degli statunitensi pensa che crescere con una madre che lavora danneggia il benessere del bambino, ma subito dopo una mia amica sbraita contro sua sorella, che ha smesso di lavorare dopo il terzo figlio e ha “buttato al cesso la sua vita”.

Qui dobbiamo stabilire le nostre priorità, no? Ma non faccio in tempo a dirglielo che vengo attanagliato dal senso di colpa: mi sono appena accorto che l’estate è arrivata e anche quest’anno mio figlio non ha fatto il corso di nuoto. Avevo detto “dopo Natale”, poi “con la primavera”, poi “gli faccio fare l’intensivo a giugno”. E ora dico: “Sono un padre orribile”. Ok. Adesso faccio un bel respiro, e tu fallo insieme a me: la realtà è che non siamo macchine. Prima di essere genitori siamo umani, e dobbiamo cercare di accettare le nostre inefficienze. La perfezione non la raggiungeremo mai. Ma forse, se riusciamo a fare il nostro meglio, alla fine basterà.

Questo articolo è uscito sul numero 1311 di Internazionale. Compra questo numero|Abbonati

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it