04 novembre 2019 16:48

Sono un ragazzo di 16 anni e non sopporto più i miei. Non sono cattivi genitori, ma mi stanno troppo con il fiato sul collo. Come me li scrollo di dosso? –HD

Facciamo un esercizio. Prima immagina un bambino di pochi mesi con i suoi genitori. Loro sono responsabili di tutto: lo nutrono, lo lavano, lo addormentano, lo curano quando sta male, gli fanno fare cacca e pipì, lo prendono in braccio e prendono una marea di decisioni avendo sempre il dubbio – a volte la paura – di fare la cosa sbagliata. Adesso immagina quel bambino a venticinque anni. Vive da solo, ha un lavoro, ha una fidanzata, ha i suoi amici, ha la sua vita. Decide lui cosa mangiare, e poi si lava, si cura e si rialza da solo.

Un figlio compie uno dei cambiamenti umani più grandi che ci siano, perché passa dalla completa dipendenza alla completa indipendenza. In mezzo c’è l’adolescenza: quel periodo complicato in cui i genitori, dopo anni di totale controllo, devono imparare a stare a guardare. Combattendo costantemente con il dubbio – a volte la paura – di dover intervenire. È un processo graduale, non lineare, che cambia da famiglia a famiglia e a seconda del carattere degli interessati. L’unica cosa uguale per tutti è la necessità di capirsi a vicenda.

Cerca di avere comprensione per i tuoi genitori, che stanno imparando un modo nuovo di essere mamma e papà, e dimostragli in ogni occasione possibile che si possono fidare di te. E invece di mandarli a quel paese, parlaci da persona grande. Se avrai un atteggiamento maturo, per loro sarà più facile mollare la presa.

Questo articolo è uscito sul numero 1331 di Internazionale. Compra questo numero|Abbonati

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