04 febbraio 2020 15:26

Mia figlia di cinque anni è molto timida e non risponde alle domande degli adulti. Devo spingerla a essere più aperta o bisogna rispettare la sua timidezza? –Valeria

I bambini devono pensare che gli adulti fanno un sacco di domande. Loro se ne stanno lì zitti e buoni ma vengono costantemente importunati da questi grossi sconosciuti che vogliono sapere cose da loro. Dev’essere proprio seccante. Per fortuna le informazioni che gli chiedono sono sempre le stesse: se insegni a tua figlia come rispondere a “come ti chiami”, “quanti anni hai” e “che classe fai” probabilmente coprirai almeno due terzi delle domande. Un discorso a parte sono i saluti e i ringraziamenti, perché comunque la timidezza non dovrebbe prevalere sulle buone maniere.

Quando le mie figlie gemelle avevano quattro anni, ho istituito “il mese dei convenevoli”: ho promesso alle bambine che, se per un mese avessero salutato e ringraziato gli adulti che incontravamo, avrebbero avuto un regalo. L’iniziativa ha avuto un tale successo che alla fine era tutto un buongiorno e grazie a qualunque sconosciuto incrociato per strada. Oggi, che le ragazze hanno dodici anni, la nuova frontiera è imparare a fare un po’ di conversazione con gli ospiti e non rispondere solo a monosillabi. Quando viene da noi qualcuno che non conoscono, le preparo così: “Se vi fanno una domanda cercate di articolare un po’ la risposta, raccontate, magari chiedete perfino qualcosa voi”. Perché anche se passano gli anni, gli adulti continuano a fare un sacco di domande. E penso che sia importante per i figli di tutte le età, e di tutti i gradi di timidezza, imparare a essere socievoli con gli altri.

Questo articolo è uscito sul numero 1343 di Internazionale. Compra questo numero|Abbonati

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