04 luglio 2017 13:46

La bassa affluenza evoca l’arido paesaggio della siccità. Nei seggi elettorali le urne sembrano bacini che di acqua ne vedono sempre meno. Una volta si diceva: le elezioni comunali sono molto partecipate. Macché.

Ora alle comunali si appassiona meno della metà dei votanti e ai ballottaggi si va soprattutto per riempire ore e ore di televisione che fanno anche della corsa nei sacchi un evento da non mancare. Ma se quella scarsa affluenza significasse che il cittadino comincia a sentire anche l’evento mediatico imperdibile, con interviste a capi e capetti, perdibilissimo? Se la vecchia orgogliosa dichiarazione “io c’ero” stesse perdendo aura a favore di “io non c’ero”?

Le miriadi di commentatori che prima assicurano che i cinquestelle sono spacciati e il Pd ha stravinto, e poi che il Pd è morto e la destra unita sempre vincerà, e poi che il grillismo sta aggiustando il tiro e la destra unita è disunita, finirebbero per parlare veramente a pochi. E anche l’invocazione del leader salvifico troverebbe scarso seguito. Balzerebbe invece sempre più agli occhi la siccità dell’audience politica, e appassirebbero i Renzi, i Berlusconi, i Salvini, le Meloni, i Grillanti, del resto già stinti se si guarda proprio alla ridotta affluenza alle urne. Che leader sono, questi, se risultano maghi di una così misera pioggia elettorale? La scarsa affluenza è un segno di scarsa influenza?

Questa rubrica è stata pubblicata il 30 giugno 2017 a pagina 12 di Internazionale. Compra questo numero| Abbonati

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