28 novembre 2017 15:53

L’ipotesi etimologica più suggestiva è che la parola sesso derivi dal latino secare, tagliare. Il sesso rimanderebbe al sasso tagliente che ha tagliato via per sempre il maschio dalla femmina, la femmina dal maschio, l’individuo dall’individuo, rendendoci tutti posseduti dalla smania di restaurare in qualche modo la congiunzione originaria.

Il problema è che, in questa chiave, il sesso è un gioco sempre insoddisfacente. Il taglio non viene mai veramente ricucito, ogni ricongiunzione è momentanea, quindi deludente. Bisogna lavorare di continuo alla seduzione ed è faticoso, l’altro resiste, avanza preferenze e pretese. Meglio quindi conquistarsi un qualche potere che ti permetta di calar giù la zip in modo seriale e senza sprecare tempo.

Soluzione questa tradizionalmente maschile, per adesso. Essa spazza via il motto “comandare è meglio che fottere”, e lo sostituisce con “si comanda per poter continuamente fottere”, cioè per illudersi di aver trovato il rimedio contro il taglio originario. Il sesso in questo caso diventa una manifestazione fondamentale del potere che asserve l’altro. Il coito non si consuma più con una persona che ha la stessa tua vocazione appassionata e vana a ricongiungersi, ma con una pura e semplice materia biologica tanto viva quanto indeterminata. E il tutto accade come se questa degradazione fosse la concessione di un privilegio.

Questa rubrica è stata pubblicata il 24 novembre 2017 a pagina 16 di Internazionale. Compra questo numero | Abbonati

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