15 maggio 2018 17:57

Il tempo perduto si misura anche in letture che parevano intramontabili e invece sono tramontate. Provate a citare Enrico Bottini, il buon Garrone, la piccola vedetta lombarda, l’altrettanto piccolo scrivano fiorentino e perfino Franti, l’infame tendente al sorriso anche quando sua mamma soffre. Be’, bisogna trovare qualcuno nato tra il 1930 e il 1950 per capirsi a volo, commuoversi, ironizzarci, ridere. Più si sposta la data di nascita – 1960, 1970, 1980, 1990 – più bisogna spiegare che si tratta del Cuore di Edmondo De Amicis. Lo stesso succede ormai con decine di altri libri dell’infanzia, italiani e stranieri.

Chi è Arthur Shelby, chi è lo zio Tom, chi è la piccola Eva. È buona regola, perciò, stare attenti, evitare la mezza frase buttata lì e spiegare, datare, così: “Signori, sono personaggi della Capanna dello zio Tom, 1852, autrice Harriet Beecher Stowe, manifesto antischiavista, vendette trecentomila copie mentre nello stesso periodo fu pubblicato Moby Dick, che vendette poco più di tremila copie”. “Moby Dick?”. “Sì, Queequeg e la sua bara, Ismaele, il capitano Achab, Starbuck, Fedallah, il Pequod”. Occhi perplessi. “Chi sono?”. “Come chi sono? Ragazzi, la balena bianca, Achab le dà la caccia per vendetta, ma alla fine…”. Mani sulle orecchie: “Zitto, rovini tutto, non dirci come va a finire”. E ti gridano spoiler anche se i libri non li leggeranno mai.

Questa rubrica è uscita l’11 maggio 2018 nel numero 1255 di Internazionale, a pagina 12. Compra questo numero | Abbonati

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