10 luglio 2018 16:40

Forse non è colpa dell’assuefazione ma dell’autorizzazione. Non sono le troppe immagini di uomini, donne e bambini annegati a renderci sempre più insensibili, in Italia e in Europa. Né, a lasciarci ormai indifferenti, sono le informazioni in eccesso sulle terribili vicissitudini di centinaia di migliaia di persone dal momento in cui lasciano le loro case fino a quando s’imbarcano credendo di avercela fatta.

Il problema è che ogni giorno di più ci sentiamo autorevolmente incoraggiati a dire con sofferenza un po’ recitata: ci dispiace ma dobbiamo abbandonarvi al vostro destino, se vogliamo evitare che veniate tutti qui a rovinarci il nostro. In ogni parte d’Europa (ma l’Italia primeggia) è ormai l’autorità delle istituzioni democratiche a legittimare i peggiori sentimenti.

Gli umori più guasti non solo sono messi in parole da presidenti o ministri vuoi con finezza, vuoi in modo rozzo, ma diventano scelte governative, ordini di stato, azioni in nome di popoli, e questo li depura rendendoli massicciamente condivisibili. Io, cittadino d’Italia, sono autorizzato a pensare che gli africani, se non vogliono annegare, fanno bene a restarsene a casa loro. Io, maschio bianco (?) d’Europa, sono autorizzato a sentirmi come chi è assediato dagli zombi, i quali, si sa, sono pericolosi, ciondolano di qua e di là pensando solo a mordere e vanno trafitti anche se bambini.

Questa rubrica è uscita il 6 luglio 2018 nel numero 1263 di Internazionale, a pagina 12. Compra questo numero | Abbonati

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