23 aprile 2016 18:10

Teju Cole è uno scrittore, fotografo e critico del New York Times. Nato nel 1975 nel Michigan, è cresciuto in Nigeria, paese natale dei suoi genitori, che ha lasciato a 17 anni per tornare negli Stati Uniti, dove vive tutt’ora, più precisamente a Brooklyn. In Italia il suo esordio letterario è Città aperta (del 2011 ma pubblicato nel 2013 da Einaudi), romanzo che lo fa apprezzare dalla critica internazionale. In realtà nel 2007 Cole aveva già pubblicato Ogni giorno è per il ladro, ma solo in Nigeria; da noi arriva nel 2014.

La scrittura di Cole è fatta di immagini, scattate mentalmente o con una macchina fotografica durante i suoi viaggi. Queste impressioni, istantanee che accompagnano la sua straordinaria capacità narrativa, trovano ora spazio in un nuovo libro, pensato come un diario visivo in cui le foto sono lo spunto per brevi riflessioni o racconti.

Lagos, Nigeria, dicembre 2014. (Teju Cole)

Punto d’ombra nasce dopo un periodo di semicecità dell’autore. Una mattina del 2011 si sveglia e non vede più da un occhio a causa di minuscole perforazioni della retina, chiamate papilloflebite. Vedere con un occhio solo ostacola la percezione della profondità, cambia lo spazio in cui ci si muove, è difficile persino camminare, sicuramente è diverso. Questa condizione temporanea lo spinge a riflettere sulle tematiche legate alla visione e afferma “Dopo, l’atto di fotografare è cambiato, così come quello di guardare”.

Tivoli, New York, marzo 2015. (Teju Cole)

Come vanno le cose? Questi sono gli oggetti di e intorno a
una fermata d’autobus: informi cumuli di neve, un cilindro di metallo, una tettoia, l’asta di un cartello, un palo di legno, un tronco d’albero, le forme stampate sul plexiglass. Riuniti dall’organizzazione rettangolare del mirino, gli oggetti diventano cose. Non sono più ciò per cui erano stati concepiti. Ora sono equivalenti funzionali sul piano dell’immagine: struttura azzurra ancorata a un rettangolo, linea verde, largo elemento verticale grigio marrone, spruzzata di bianco e bianco sporco qua e là, brusio di pallini giallo pallido, cilindro rosso con in cima un ovale nero e così via. Ogni elemento è insistente e necessario come le forme e i colori di un dipinto suprematista. Il significato viene dalla tensione e dall’equilibrio d’insieme dei singoli elementi. Ma il bricolage onirico viene da una composizione dell’occhio, non delle mani. Un oggetto è usato; una cosa è vista.

Cole si ritrova così a vedere e a rappresentare la realtà in maniera differente. Dettagli, come la stanza di un albergo, un estraneo o un albero, su cui costruisce una riflessione, un ricordo o una piccola storia. Punto d’ombra è un’opera che rende ricco e speciale il legame tra testo e immagini, come viene sintetizzato dalla scrittrice Siri Hustvedt nell’introduzione al libro: “Quando l’otturatore si chiude, il mondo si ferma in un’inquadratura. Anche le parole vengono fissate dalla scrittura”.

Punto d’ombra è un progetto originale pensato per la collana In parole di Contrasto. Nei prossimi giorni Teju Cole sarà in Italia per presentarlo in anteprima internazionale. Il 26 aprile al Maxxi di Roma l’autore incontrerà il pubblico con Goffredo Fofi, mentre il 27 aprile a Milano, negli spazi di Forma Meravigli, sarà presente all’inaugurazione della mostra curata da Alessandra Mauro e che rimarrà aperta fino al 19 giugno 2016.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it