11 gennaio 2016 17:20

Quella del comune campano di Quarto è una vicenda particolarmente amara e insidiosa per il Movimento 5 stelle. I grillini, fermamente convinti di essere l’unica forza politica a difesa della legalità, sono stati costretti a espellere il consigliere Giovanni De Robbio per presunti rapporti con la camorra, che a Quarto, da sempre, inquina la politica. Ma la delicata questione investe anche la sindaca Rosa Capuozzo, che avrebbe taciuto il tentativo di ricattarla.

Per Capuozzo in campagna elettorale si erano spesi in prima persona Luigi De Maio e Roberto Fico, i due membri campani del direttorio del Movimento 5 stelle. Dopo furibonde polemiche tra la base del movimento, Beppe Grillo ha scaricato la sindaca, chiedendole di dimettersi: “La strada dell’onestà ha un prezzo. Il prezzo è dover essere sempre, senza eccezione alcuna, al di sopra di ogni sospetto”.

Fuga in avanti

Ma Capuozzo resiste e la sostengono molti elettori grillini del suo comune: “Non ho nessuna intenzione di dimettermi. I voti della camorra ci fanno schifo”. Capuozzo è anche accusata di aver assegnato lavori pubblici a un’azienda segnalata dall’autorità anticorruzione. Il precedente consiglio comunale fu sciolto per infiltrazioni mafiose.

Una situazione difficile, nella quale Grillo e Casaleggio hanno preferito una fuga in avanti che nella base in Campania sta provocando rabbia e delusione.

Gli avvenimenti di Quarto confermano un fatto inconfutabile. Mentre il Movimento 5 stelle al livello nazionale è riuscito a salire continuamente nei sondaggi, a livello locale incassa parecchi insuccessi e incontra notevoli problemi.

A Livorno, il sindaco Filippo Nogarin ha espulso tre dei suoi consiglieri e ha perso la maggioranza. Per poter proseguire, l’ingegnere aerospaziale si vede costretto a stringere alleanze con liste civiche che però finora si sono rifiutate di entrare in giunta. Tra polemiche quotidiane, Nogarin – “Il Pd deve morire” – sta perdendo consensi.

Più drammatica la vicenda di Gela, dove il sindaco Domenico Messinese è stato addirittura espulso dall’M5s. Motivo: “È venuto meno agli obblighi assunti con l’accettazione della candidatura e si è dimostrato totalmente fuori asse rispetto ai princìpi di comportamento degli eletti”. Ribatte il sindaco: “Il movimento è stato latitante”.

Se in primavera, com’è prevedibile, l’M5s dovesse vincere in molti altri comuni, questi casi si moltiplicheranno

Infelice anche la performance del suo collega siciliano Federico Piccitto. Il sindaco di Ragusa nel suo comune aveva abolito la Tasi ed è stato festeggiato da Grillo e Casaleggio come un specie di Robin Hood. Ma poco dopo è stato costretto a reintrodurre la tassa. Le polemiche riguardano anche le trivellazioni nel territorio comunale. Inoltre l’assessora alla cultura Stefania Campo ha dovuto dimettersi per l’assunzione del marito in una società convenzionata con il comune.

Tutt’altro che rosea anche la situazione di Antonio Cozzolino, sindaco M5s di Civitavecchia, che ha rinunciato ai fondi dell’Enel per la centrale sul territorio del comune e ora sta “tentando di evitare il default in tutti i modi”.

Già nota la storia del sindaco di Comacchio, Marco Fabbri, licenziato da Grillo con il laconico annuncio “Fabbri è fuori”.

Se in primavera, com’è prevedibile, l’M5s dovesse vincere in molti altri comuni, questi casi si moltiplicheranno.

Perché, nonostante la negazione permanente, nelle file dei grillini – come in tutti i partiti italiani e stranieri – ci sono molti candidati sprovveduti e inadeguati. Come quel Giovanni De Robbio indagato per voto di scambio che a Quarto è stato il più votato della lista di Grillo.

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