16 maggio 2016 15:21

Dopo settimane di annunci preoccupanti e reazioni irritate, di manifestazioni di sinistra e di destra, di malintesi e di guerriglia anarchica, di richiami di Bruxelles e di scioperi di protesta, sul Brennero è scoppiata improvvisamente la pace. Nel weekend di Pentecoste sul valico si sono incontrati i ministri dell’interno di Austria e Italia.

Davanti alle telecamere c’è stata la stretta di mano tra Angelino Alfano e il suo collega austriaco Wolfgang Sobotka nonché tra i presidenti dell’Alto Adige e del Tirolo, Arno Kompatscher e Günther Platter. Un armistizio quasi miracoloso in un luogo di alto valore simbolico, che aveva provocato dichiarazioni sempre più allarmanti. Sul Brennero, dove transitano settantamila veicoli al giorno e passano 40 milioni di merci all’anno, non saranno costruiti né muri né barriere e anche i controlli non saranno intensificati. E non ci sarà nessuna deroga al trattato di Schengen.

I migranti di Alfano

L’Italia si è impegnata a fermare tutti i migranti in viaggio verso il valico alpino. Pochi ormai, come ha sottolineato Alfano, ribadendo che le richieste di asilo in Tirolo si sono quasi azzerate. È già stata rinforzata la vigilanza sui cinque treni internazionali provenienti dall’Italia, gestiti tutti dalle ferrovie austriache e tedesche. Per potenziare i controlli il Viminale ha mandato a Bolzano 50 agenti aggiuntivi e 60 militari.

“I migranti diretti verso il Brennero saranno riportati in centri di accoglienza dove potranno chiedere asilo. In ogni caso saremo noi a stabilire dove accoglierli”, ha annunciato Alfano ribadendo che “in un anno il flusso dei migranti in Italia si è ridotto del 13,5 per cento”. Infaticabile mediatore dell’accordo il presidente dell’Alto Adige, visibilmente soddisfatto: “È la dimostrazione che, se gli stati collaborano tra loro, si possono trovare soluzioni”.

Ora resta da sapere quale effetto possa avere la normalizzazione al Brennero sulla campagna elettorale xenofoba dell’austriaco Norbert Hofer, che il 22 maggio conta di essere eletto nuovo presidente federale – con notevoli effetti destabilizzanti sulla politica austriaca e con il rischio “dell’orbanizzazione” di un paese che si è sempre dimostrato ospitale.

L’Austria durante la guerra in Jugoslavia ha accolto decine di migliaia di serbi e in seguito migliaia di bosniaci. Lo scrittore e saggista di Salisburgo Karl Markus Gauss è tormentato da un incubo: “È immaginabile che il paese, a cento anni dal tramonto della monarchia austroungarica, possa allearsi di nuovo con un gruppo di stati dove sono in atto delle svolte autoritarie? Con la Slovacchia xenofoba del socialdemocratico Robert Fico, con l’Ungheria chauvinista di Viktor Orbán, con la Polonia nazionalcattolica del presidente Jarosław Kaczyński e con la Croazia, dove il governo sta riabilitando il fascismo ustascia?”.

Il verde Van der Bellen sta ricevendo il sostegno dei popolari e di nomi famosi del mondo culturale

Secondo i sondaggisti, tra Hofer e il verde Alexander van der Bellen si profila un risultato di stretta misura. Il partito socialista è già corso ai ripari. Dopo le dimissioni del cancelliere Werner Faymann sono bastati pochi giorni per nominare come suo successore il manager Christian Kern, 50 anni, dinamico e telegenico amministratore delle ferrovie austriache.

Con un impegno urgente, ma arduo: lucidare l’immagine opaca di un partito logorato da decenni ininterrotti di potere. Kern si era guadagnato molte simpatie gestendo le ferrovie in modo pragmatico durante l’ultima ondata di profughi arrivati sulla rotta balcanica. Il 17 maggio il nuovo cancelliere – giudicato dai suoi avversari politici come “socialista business class” – presterà il suo giuramento davanti al presidente uscente Heinz Fischer e presenterà una nuova squadra di governo.

Intanto quattro ex segretari del Partito popolare hanno lanciato un appello per il candidato verde Van der Bellen, sostenuto anche da un nutrito gruppo di attori, scrittori, intellettuali e nomi famosi che vanno dal premio Oscar Christoph Waltz all’alpinista altoatesino Reinhold Messner.

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