01 luglio 2016 13:00

È un colpo di scena senza precedenti. Il 1 luglio, alle 12, la corte costituzionale di Vienna ha annullato il ballottaggio del 22 maggio tra il candidato Norbert Hofer, del Partito della libertà austriaco (Fpö), e il suo avversario dei Verdi Alexander Van der Bellen, mettendo un grande punto interrogativo sul futuro del paese.

Per due settimane i giudici avevano ascoltato 67 persone tra scrutatori e presidenti di seggio, constatando molte irregolarità e violazioni delle rigide norme che regolano il conteggio dei voti. Era stato il partito xenofobo di Hofer a rilevare i fatti in un ricorso e a chiedere un’indagine giudiziaria in 94 delle 117 circoscrizioni elettorali.

Nel ricorso non si parlava di manipolazioni, ma solo di vizi formali. La corte ha appurato parecchie violazioni della norma che vieta di scrutinare le schede inviate per corrispondenza nello stesso giorno del voto. Tale procedura dovrebbe cominciare solo il lunedì a partire dalle 9. Visto il record di voti per corrispondenza – quasi 760mila – in molte sezioni lo scrutinio è cominciato già domenica sera.
“In 14 circoscrizioni elettorali su 20 che abbiamo esaminato dettagliatamente, le norme non sono state rispettate con il necessario rigore. Agli scrutini erano presenti persone non autorizzate, le buste con i voti per corrispondenza non sono state aperte nel modo previsto”, ha spiegato il presidente della corte, Gerhart Holzinger. “In queste circoscrizioni hatto votato 77.926 persone: più del doppio della differenza dei voti tra Hofer e Van der Bellen. Per questo abbiamo deciso di annullare il voto. Perché le elezioni sono il fondamento della democrazia e non ci dev’essere nessun’ombra di dubbio”.

Quello che ha irritato maggiormente i giudici è la candida ammissione che “è una prassi diffusa da sempre”. Come mai l’ufficio centrale elettorale di Vienna non ha notato nulla, hanno chiesto i giudici. “Mi sembra ovvio”, si è giustificato il suo presidente, Robert Stein: “Nei protocolli ufficiali queste irregolarità non venivano menzionate”. Per i rappresentanti di lista del partito di Hofer, che hanno presentato il ricorso, ora si profila una denuncia penale perché non avevano segnalato queste irregolarità.

Molti temono che la decisione della corte possa essere giudicata all’estero come una sorta di operetta viennese

In molti austriaci la prospettiva di altri 70 giorni di campagna elettorale suscita un senso di frustrazione. Ma anche i due partiti coinvolti nel ballottaggio devono affrontare grossi problemi. Nelle casse dei Verdi e della Fpö mancano i fondi per una nuova campagna elettorale. I Verdi hanno speso per la campagna di Alexander Van der Bellen quasi tre milioni di euro. Quella di Hofer è costata 3,4 milioni.

Ora incombe una campagna elettorale in pieno periodo di vacanze. “Siamo preparati a tutte le eventualità”, sostiene il manager della campagna di Van der Bellen, Lothar Lockl. Parecchi funzionari dei Verdi hanno già annullato le proprie vacanze. Sarà difficile che la gente in agosto abbia molta voglia di discorsi elettorali.

Il comitato che sostiene Van der Bellen teme innanzitutto i duelli televisivi, nei quali Hofer – che è di 27 anni più giovane dell’avversario – si è dimostrato più abile e retoricamente più preparato. Secondo un recente sondaggio, il 54 per cento degli austriaci è insoddisfatto di come funziona la democrazia nel paese. E la ripetizione del ballottaggio non aumenterà certo la loro soddisfazione. Molti temono che la decisione della corte possa essere giudicata all’estero come una sorta di operetta viennese. Perché, dopo tutto il polverone, anche i giudici hanno chiarito che non c’è nessuna traccia di manipolazioni del risultato. Eppure un terzo degli austriaci esprime la convinzione che ci siano stati dei brogli: è il valore che corrisponde alla percentuale attribuita al partito di Hofer nei sondaggi.

Tutto da rifare

Ci sono tre precedenti: nel 1927, nel 1970 e nel 1995 l’alta corte aveva deciso una ripetizione parziale del voto che riguardava però solo un numero limitato di circoscrizioni.

Ora la cerimonia del giuramento di Alexander Van der Bellen è stata annullata. Come previsto il presidente uscente Heinz Fischer lascerà il palazzo imperiale di Vienna l’8 luglio e sarà sostituito dalla presidente del parlamento, Doris Bures, e dai suoi due vice, che gestiranno la presidenza in modo collegiale.

È convinzione diffusa che le norme anacronistiche per il conteggio delle schede saranno presto riformate. In futuro sarà possibile scrutinare anche i voti per corrispondenza nello stesso giorno delle elezioni. Intanto la destra approfitta del momento per chiedere l’abolizione del voto per corrispondenza, molto più diffuso tra gli elettori verdi. Ma con scarse possibilità di successo.

Il cancelliere Christian Kern e il presidente Fischer hanno chiesto una campagna elettorale “breve, sobria e senza polemiche inutili”. Ma c’è da presumere che l’Austria vada incontro a un’estate calda. Anche se il fiume di turisti che vaga per i palazzi imperiali, l’hotel Sacher e il castello del Belvedere di questa svogliata campagna elettorale noterà poco. Si tornerà a votare alla fine di settembre. E per l’Austria potrebbe essere una drammatica svolta politica che rischia di spazzare via i partiti tradizionali.

Questo articolo è stato aggiornato alle 16 del 1 luglio.

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