11 aprile 2016 19:22

Che cos’è l’Asia centrale? La definizione più convenzionale parla di una regione che include cinque repubbliche ex sovietiche, ora indipendenti: Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Turkmenistan e Uzbekistan.

Probabilmente l’unica cosa che ci viene in mente quando pensiamo a questi luoghi è la via della seta, migliaia di chilometri in cui si incontravano commercianti ed esploratori, ma quello era il medioevo.

Oggi parliamo di 60 milioni di abitanti: kazachi a nord, uzbechi, tagichi, turkmeni verso sud, uiguri sul versante cinese. A maggioranza musulmana, parlano lingue provenienti da ceppi altaici, e condividono un’eredità storica in cui si mescolano influenze persiane, mongole e russe.

È stata l’Unione Sovietica a unirli, creando l’Asia centrale, disegnando dei confini che esistono ancora oggi e dividono le popolazioni in rigidi gruppi etnici. Ora che l’Unione Sovietica non esiste più, questi paesi stanno vivendo un processo di formazione in cui vogliono trovare un loro ruolo geopolitico per affrontare il nuovo millennio.

La torre Bayterek, Astana, Kazakistan. (Aleksey Kondratyev)

Il fotografo Aleksey Kondratyev è nato in Kirghizistan nel 1993 e si è trasferito con la famiglia a Detroit quando aveva cinque anni. Nonostante sia cresciuto lontano dalla sua terra natia, ha sempre mantenuto un rapporto ben saldo con le origini. Il momento giusto per ritornare in quei luoghi è stato quando Fabrica gli ha commissionato un progetto sull’Asia centrale, Formations.

Tra il novembre del 2014 e il giugno del 2015 ha esplorato la regione, e ha capito quanto questi paesi così poco conosciuti siano capaci di resistere alle semplificazioni. Kondratyev si è concentrato sui paesaggi e le architetture, tentando di rivelare i cambiamenti in corso, soprattutto attraverso l’intervento dell’uomo. Nonostante questo, nelle sue fotografie è difficile imbattersi nella figura umana. La prevalenza del bianco, l’ostilità di certe aree completamente disabitate contrapposte alle costruzioni avveniristiche di Astana raccontano una realtà che sta cercando di affrontare la propria storia e di immaginarsi un futuro unitario.

In mezzo ci sono culture, religioni e tratti somatici diversi; modernità e tradizione si incontrano e si scontrano continuamente: “Quello che più mi interessava era concentrarmi sullo spazio in cui questi due opposti coesistono allo stesso tempo” racconta il fotografo.

Formations è diventato un libro, ma in questi giorni è possibile ammirare le immagini di Kondratyev anche nella galleria Foto Forum di Bolzano, fino al 7 maggio.

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