17 novembre 2016 13:39

Cara redazione,
appena ho ricevuto la copia del nuovo Internazionale ho chiaramente visto il
nesso tra il titolo “Una tragedia americana” riferito a Donald Trump e quello della settimana precedente “Una storia americana” riferito a Hillary Clinton. Forse, in realtà, quella di Trump è solo un’altra storia americana, che la maggior parte dei mezzi di informazione non ha voluto o saputo vedere, capire, interpretare. Voi, invece, avete più volte proposto analisi attente e approfondite su Donald Trump e i suoi sostenitori (ultimo, l’ottimo articolo di Gary Younge nel numero precedente al voto). Per questo la scelta di quel titolo mi ha un po’ spiazzato, perché vi allinea ai giornali incapaci di leggere e accettare il fenomeno Trump. E voi, solitamente, vi distinguete, per qualità, dalla massa.
–Marco Massimiliani

Caro Marco,
ci sono fatti, persone o fenomeni di fronte ai quali è impossibile restare neutrali o indifferenti, e che ci impongono di prendere posizione, di dire da che parte stiamo. Per un giornalista, a volte, esprimere la propria opinione non è una colpa, ma un dovere. Naturalmente è altrettanto legittimo che ci siano lettrici e lettori in disaccordo. I giornali servono anche a questo, a far riflettere e a far discutere. Lo scrittore Teju Cole ha raccontato che per lui il punto di svolta è arrivato nel 2015, quando due fratelli picchiarono selvaggiamente un uomo, Guillermo Rodriguez, che dormiva all’aperto vicino alla stazione di Boston.

“Tutti questi clandestini devono essere espulsi”, dissero mentre gli spaccavano il naso e le costole, prima di urinargli addosso. I due fratelli si dichiararono sostenitori di Donald Trump, che all’epoca commentò: “I miei sostenitori sono molto appassionati. Amano questo paese e vogliono che torni a essere grande”. Anche se Trump dovesse fare solo una piccola parte delle cose che ha annunciato, resta il fatto che molte persone l’hanno votato convinte proprio dalle sue promesse, aderendo alla sua visione del mondo, razzista, sessista e violenta. I mezzi d’informazione dovrebbero aiutarci a non considerare normale Donald Trump, a non abituarci a lui, a non accettarlo poco alla volta.

Ma la tragedia non è solo quella della sua elezione. Ce n’è un’altra, che ne è il presupposto, e che non è solo americana: lo scollamento sempre più grande tra i partiti democratici tradizionali e la società. In particolare l’incapacità crescente dei partiti di sinistra di interpretare e capire le difficoltà di intere categorie sociali e di proporre soluzioni ai loro problemi. I populismi crescono solo nel vuoto della politica: Trump e la Brexit sono la conseguenza di questo vuoto. Oltre a denunciare il pericolo di Trump, dobbiamo riflettere sui fallimenti degli ultimi trent’anni e cercare un’alternativa veramente democratica. Speriamo possa nascere il prima possibile, altrimenti i populismi diventeranno davvero imbattibili. Ma il discorso è lungo, e varrà la pena di tornarci su. Intanto grazie per la lettera e per le osservazioni.

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