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Sfumature

Ogni giorno quasi tre miliardi di persone in 212 paesi usano sette miliardi di volte i 3.178 emoji che si trovano su tutti i telefoni. Se fosse considerata una lingua come le altre, sarebbe la più usata al mondo. Secondo alcuni gli emoji sono le pitture rupestri dell’era digitale.

A chi li critica sostenendo che banalizzano la nostra comunicazione c’è chi risponde che al contrario migliorano le relazioni digitali, con sfumature emotive che altrimenti andrebbero perse. Proprio come il linguaggio del corpo nel caso della comunicazione verbale. Anche se con piccole differenze, gli emoji sono sostanzialmente identici in tutti i telefoni.

Per garantire questa uniformità, il loro controllo è affidato all’Unicode Consortium, organizzazione formata dalle più grandi aziende tecnologiche del mondo. In questo consorzio c’è un “comitato emoji”: un gruppo di dodici persone che ogni tre o quattro mesi si riunisce a porte chiuse per decidere quali nuovi pittogrammi introdurre.

Quante devono essere le gradazioni del colore della pelle? Il Kurdistan ha diritto alla sua bandiera? Ci sarà un emoji per le mestruazioni? Che fare se la Russia cerca di impedire agli operatori nazionali di usare emoji che rappresentano le famiglie omosessuali? O se la Cina resiste all’introduzione della bandiera taiwanese? È lecito che la Apple sostituisca sui suoi telefoni l’emoji della pistola con quello di una pistola ad acqua?

Intervistato nel documentario Beyond the emoji, Keith Winstein, informatico dell’università di Stanford, si chiede: “Se pensiamo che gli emoji siano un nuovo linguaggio globale, è giusto che ogni decisione sia affidata a un gruppo di ingegneri prevalentemente bianchi, maschi e statunitensi?”. E la risposta non può che essere 👎🏾

P.s. In edicola, libreria e online c’è il nuovo numero di Internazionale extra, sul 1989 e il muro di Berlino raccontati dalla stampa dell’epoca.

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