12 marzo 2016 16:30

Antonio Nicaso, Mafia
Bollati Boringhieri, 138 pagine, 11 euro

La mafia non va pensata come il prodotto di una particolare cultura, ma come un modello esportabile di impresa caratterizzato dalla disponibilità di quello che i sociologi chiamano “capitale sociale”. Sono le relazioni interpersonali a consentire alle organizzazioni mafiose di estendersi in tutti gli strati della società e di trattare da pari a pari con uomini chiave della politica e dell’economia. È questa la tesi principale di Antonio Nicaso, che insegna storia delle organizzazioni criminali in California e in Canada. In questo libro piccolo e chiaro parte dall’idea che “la mafia più che un modo di essere è un modo di fare” per raccontarne i rituali, le rappresentazioni e i fatturati.

Nel comportamento mafioso la politica è fondamentale. Se infatti “può esistere una politica senza mafia non esiste mafia senza l’appoggio della politica. E lo stesso vale per la corruzione: ci può essere corruzione senza mafia, ma non ci sarà mai mafia senza corruzione”. Da qui Nicaso indica le strade per combattere la criminalità organizzata. Sul piano culturale: decostruire i miti di cui si alimenta, a cominciare da quello degli uomini d’onore. Sul piano giuridico: elaborare sistemi efficaci per colpire l’economia nascosta, i patrimoni illegali, i reati societari e finanziari; cioè le risorse cui la mafia attinge per prosperare ed estendersi.

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Questo articolo è stato pubblicato il 4 marzo 2016 a pagina 90 di Internazionale, con il titolo “La mafia è una rete sociale”. Compra questo numero| Abbonati

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