28 giugno 2012 00:00

Francesca Kay, Il bambino sbagliato

Bollati Boringhieri, 226 pagine, 16,50 euro

È molto rara in Italia la narrativa d’impostazione dichiaratamente cattolica, che affronta il mondo dei credenti e gli affari della chiesa e temi importanti quali la fede e il suo ruolo nella vita degli uomini. Di questo scrive con rigore e ostinazione Ferruccio Parazzoli, e un suo indiretto allievo, Alessandro Zaccuri, ha da poco dato alle stampe

Dopo il miracolo (Mondadori), un romanzo denso e coinvolgente con personaggi tutti di oggi, sullo sfondo di una provincia toccata dalla stupidità mediatica e dal “consumo” religioso, e ora dubitosa ora fanatica e però sconcertata e messa alla prova dal mistero. A questi nomi vanno aggiunti, da poco, quelli di Emanuele Tonon, più cupo, e di Michela Murgia, più vivace.

L’anglo-indiana Kay non esplicita le sue convinzioni, ma conosce bene il minoritario mondo cattolico britannico e sa raccontarlo, anche qui a partire da un presunto miracolo che spinge una donna disturbata e sciocca verso la follia e l’idea di sacrificare un nuovo Isacco su un altare della chiesa. I dilemmi etico-religiosi non sono approfonditi né esplicitati, a vantaggio del quadro sociale di una parrocchia londinese, dei suoi preti e frequentatori. Più che ai romanzi di Greene l’abile costruzione della Kay può far pensare a certi film di Mike Leigh, di cui non ha però la profondità né il dolore.

Internazionale, numero 955, 29 giugno 2012

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