22 novembre 2015 18:29

Fiston Mwamza Mujila, Tram 83
Nottetempo, 224 pagine, 16,50 euro

Congolese poco più che trentenne, l’autore vive in Austria e racconta l’Africa con brio spietato e musicale, senza lamento e senza rivolta, lasciando alle pagine il compito di dire l’esagerazione di una natura, di una storia, di una cultura variamente violentate e però estroverse e vitali. Inventa un luogo, il Tram 83, megabar in cui confluiscono le tipologie umane di una società gestita dittatorialmente, luogo di risorse minerarie, di turismo, di continue rivolte.

Vi convergono minatori e poliziotti, intellettuali e criminali, anatroccoli (prostitute minorenni) e biscotti (bambini impiccioni). Tra i turisti c’è anche un editore svizzero che insegue un aspirante scrittore, Lucien. Lucien ha in mente un dramma in cui si annuncia a Lenin che Napoleone è deportato a Sant’Elena con Mao ed è amico-nemico di Requiem, detto il Negus. Mujila gioca con le parole, enumera come un Rabelais o un surrealista, sguazza nell’underground come un Bukowski, ma rinunciando all’io per un coro colorato e chiassoso, da fumetto pop, e provocando il lettore perfino con un paradossale elogio della tortura. Un fatto tira l’altro, in questo caos che è la vita di un continente oggi, e che sembra non avere sbocco. La novità di Mujila è in questa sintesi, molto più che nello stile.

Questa rubrica è stata pubblicata il 13 novembre 2015 a pagina 86 di Internazionale, con il titolo “Massimalismo africano ”. Compra questo numero| Abbonati

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