23 dicembre 2020 15:11

Luce d’Eramo
Ultima luna
Feltrinelli, 462 pagine, 28 euro

Ritorna un romanzo del 1993, di gestazione complessa e meno noto di quanto meriti. Ed è l’occasione per tornare sulla figura e l’opera di Luce d’Eramo, che il curatore della nuova edizione, René de Ceccatty, paragona e colloca tra i maggiori della nostra ultima grande stagione, gli anni di Morante, Pasolini, Moravia eccetera (dimenticando Ortese). Di d’Eramo il libro più noto e discusso è Deviazione, autobiografia senza veli, testimonianza di una storia non unica ma certo impressionante sugli anni del fascismo e della guerra (D’Eramo restò paralizzata in Germania e visse in carrozzina il resto dei suoi anni) e sull’ambiguità e le difficoltà delle scelte del tempo, delle scelte di campo. Rimpiango di non averla frequentata, e avrei potuto essendo lei amica di Silone, che frequentavo, su cui ha scritto un bellissimo libro.

Ultima luna ha due mondi, Italia e Giappone, e tre vite al suo centro, la vecchia Alfonsina accolta in un ospizio, il figlio Bruno comunista irrequieto, e Silvana la dottoressa che si confronta con Bruno. Intorno, il mondo di quegli anni ma anche il passato e la guerra, e la fatica delle scelte, del confronto con la realtà. D’Eramo scava nel rapporto vita-letteratura, storia-presente, giovani-vecchi con limpida misura: perché tutto si tiene e l’importante è testimoniare, scavare, ricordare, e tra esperienza e invenzione, tra letteratura e vita, ostinarsi nella ricerca del senso.

Questo articolo è uscito sul numero 1389 di Internazionale. Compra questo numero | Abbonati

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