10 maggio 2021 15:01

Maaza Mengiste
Il re ombra
Einaudi, 428 pagine, 21 euro

Gli Oscar Mondadori ripropongono il bel romanzo di Enrico Emanuelli sulla Somalia degli anni cinquanta, Settimana nera, presentato da Igiaba Scego, e vale sempre la pena di rileggere il grande romanzo di Flaiano sulle nostre infamie nel Corno d’Africa, Tempo di uccidere (premio Strega nel 1947), e i bei romanzi dell’etiope-bolognese Gabriella Ghermandi, come quello di Giulia Caminito di qualche anno fa, sul “dopo”, mentre sono quasi dimenticate le grandi prove di Nuruddin Farah, somalo.

E ora Einaudi traduce dall’inglese, per mano di Anna Nadotti, un romanzo forte, originale e appassionante di una scrittrice nata in Etiopia, che evoca la tragedia dell’invasione fascista e la resistenza eroica di un popolo (si veda anche Il Negus, reportage “storico” del grande Kapuściński). Doppio è il punto d’osservazione scelto da Mengiste, quello etiope e quello italiano. Ma sono soprattutto lo sguardo e l’esperienza delle donne a contare, il loro eroismo armato o disarmato. È un romanzo importante per noi italiani: duro, rispettoso e attendibile; e non compiacente verso i limiti della cultura maschile d’ogni paese. Mengiste ha sentito cento volte le storie di quel tempo, ma si documenta ed evita la retorica. Romanzo e storia, sotto il profilo della coscienza di oggi ma anche delle donne, di sempre.

Questo articolo è uscito sul numero 1408 di Internazionale. Compra questo numero | Abbonati

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