31 maggio 2021 16:11

Roberto Alajmo
Io non ci volevo venire
Sellerio, 320 pagine, 15 euro

In mezzo a molta zavorra “gialla”, anche selleriana, ecco un romanzo originale e feroce, di uno dei due scrittori (maschi) siciliani più interessanti di oggi (l’altro è Giosuè Calaciura, vedi il recente Io sono Gesù ma soprattutto Borgo Vecchio), palermitani interessati al groviglio di una società culturalmente ed economicamente cresciuta ma tuttavia insoddisfatta e prepotente. E Palermo, va ricordato, è la città più autoreferenziale che oggi si conosca. Scompare una ragazza nella periferia-villaggio di Partanna-Mondello e il boss del posto chiede alla pavida guardia giurata Giovà (il cui nome rimanda forse all’eroe stolido delle fiabe arabo-sicule Giufà) d’investigare, per questioni sue. Parte un’inchiesta sbrindellata ma pian piano rivelatrice, condotta caoticamente da Giovà, accompagnato dal coro delle donne di casa, e in cui figlio e figlia del boss hanno il loro ruolo.

Alajmo racconta molto bene (ma un montaggio più stretto sarebbe stato utile) un piccolo mondo cinico con un linguaggio vivace intriso di dialetto (ma non alla Camilleri) che commenta lui stesso (“il seguente dialogo va quindi interpretato ad altissima voce, per farsi sentire a distanza”, e cose così). L’inchiesta serve, come nel grande noir, a scoprire e rivelare un mondo dove contano lo status sociale e le passioni più ovvie, l’intreccio sociale e comunitario, la vita quotidiana di una parte d’Italia e dei suoi abitanti.

Questo articolo è uscito sul numero 1411 di Internazionale. Compra questo numero | Abbonati

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