11 gennaio 2018 16:29

Gentilissimo bibliopatologo,
vorrei sottoporle questa mia perversione: io vado in libreria, compro dei libri, li accumulo e, tendenzialmente, non li leggo. Poi vado in biblioteca, prendo degli altri titoli e questi, siccome hanno la data di scadenza, allora li leggo. Cosa può dirmi in proposito?
– Cinzia Dezi

Cara Cinzia,
se fossi Sigmund Freud, proverei ad ammannirti la lezione un po’ curiale che il padre della psicoanalisi impartì a un giovane poeta nell’estate del 1913, l’ultima prima della guerra mondiale, davanti alla bellezza della campagna nel suo pieno rigoglio. Il giovane poeta era Rainer Maria Rilke (che a dirla tutta non era così giovane: andava per la quarantina) e probabilmente l’incontro avvenne all’inizio dell’autunno, a margine di un congresso, non proprio in aperta campagna – ma sai com’è con questi grandi aneddoti, raramente sopravvivono al fact checking: o li rimaneggi un po’, o l’effetto mitologico-allegorico va a farsi benedire.

Rilke non tollerava il pensiero che la bellezza del mondo dovesse andar perduta, che ogni cosa fosse destinata presto o tardi all’estinzione. Il vecchio Freud (che a dirla tutta non era così vecchio: andava per la sessantina) racconta che tentò di consolarlo con una perorazione in difesa della caducità che ho sempre trovato bassamente avvocatesca, da falso amico di Giobbe: “Il valore della caducità è un valore di rarità nel tempo. La limitazione della possibilità di godimento aumenta il suo pregio”. E ancora:

Se un fiore fiorisce una sola notte, non per ciò la sua fioritura ci appare meno splendida. E così pure non riuscivo a vedere come la bellezza e la perfezione dell’opera d’arte o della creazione intellettuale dovessero essere svilite dalla loro limitazione temporale.

Il sermone freudiano lasciò indifferente Rilke, che restò immerso nel suo taedium vitae, ma per qualche via deve aver persuaso te: a quanto pare, l’idea che un libro sia nelle tue mani solo per un tempo limitato ne aumenta il valore, e quel timbro con la data che segnala la transitorietà del prestito non ti spinge alla disperazione o alla rivolta, ma rinfocola le tue brame di lettrice. Questo ti direi se fossi Freud; se fossi bibliopatologo, come sono e fui, ti consiglierei qualche espediente pratico – ma attenta perché stiamo per entrare in territorio a luci rosse.

Uno dei cliché più sfruttati dalla commedia sexy è quello della coppia che riesce a eccitarsi solo in condizioni di pericolo o di precarietà: nei locali pubblici, in un ascensore dove potrebbe entrar gente, sotto gli occhi di un ufficiale di polizia, in qualche anfratto nel mezzo di una festa affollata, o perfino – è il caso più estremo annoverato negli elenchi delle parafilie – in situazioni dove è a rischio la vita.

Da Casanova ’70 all’episodio di Faustino e la bolognese in Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso di Woody Allen (che è un piccolo omaggio al film di Mario Monicelli), non si contano le commedie dove l’unico modo che una coppia ha per farlo come si deve è generare la suspense con qualche colpo d’ingegno. “Per rosicare, risica”, è il consiglio che un amico dà a Faustino, dopo che questi ha scoperto che la sua donna, sessualmente spenta nel letto di casa, si risveglia appena avverte il brivido del pericolo. Da quel momento in poi, lui porta la sua bolognese ovunque – sul davanzale di un terrazzo, in un confessionale, perfino sotto il tavolo di un ristorante.

Non so se tu sia bolognese, ma permettimi di dirti che sei un po’ come quella donna: i libri perennemente a disposizione nella tua biblioteca privata non ti scaldano, devi sentire che la loro presenza è a rischio, che oggi ci sono e domani non ci saranno più.

A questo punto mi chiederai: come faccio a trasporre quegli espedienti da commedia sexy alla lettura? Propongo un rituale un po’ teatrale, in odore di sadomasochismo, per il quale ti servono due cose: un complice, meglio se convivente, e un personal library kit provvisto di schede, timbro e cuscinetto d’inchiostro. La procedura è semplice. Quando scegli di leggere un libro, la persona che hai nominato come complice, e a cui devi giurare obbedienza, fisserà a suo arbitrio una data di scadenza e suggellerà la sua scelta con un timbro sulla scheda. Se per quel giorno non gli avrai riconsegnato il libro, potrebbero seguirne penitenze che lascio a voi immaginare. Come bibliopatologo, la mia area di competenza finisce qui, e comincia quella di Dan Savage.

Il bibliopatologo risponde è una rubrica di posta sulle perversioni culturali. Se volete sottoporre i vostri casi, scrivete a g.vitiello@internazionale.it.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it