21 gennaio 2016 19:29

C’è voluto molto tempo per mettere fine alla guerra civile in Colombia che va avanti da 51 anni. I primi cessate il fuoco e negoziati di pace erano cominciati nel 1984, ma si erano conclusi due anni dopo con un nulla di fatto. Un altro tentativo infruttuoso era stato compiuto nel 1991, e nel 1998 erano cominciati altri quattro anni di negoziati. È un po’ come quando due porcospini si accoppiano: bisogna muoversi molto lentamente e con cautela, sapendo che alla fine le cose possono comunque andare storte.

Ma a più di tre anni dall’inizio dell’attuale fase di colloqui di pace, il presidente Juan Manuel Santos e i leader delle Forze armate rivoluzionarie colombiane (Farc) ci sono quasi. Il 19 gennaio hanno chiesto al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite d’istituire una missione di un anno per monitorare il cessate il fuoco e il disarmo delle forze delle Farc.

Si tratta comunque di un processo complicato. Prendiamo il caso dei “falsi positivi”. Nella ricerca medica, un falso positivo è il risultato di un test dal quale risulta la presenza di una malattia o un disturbo che in realtà non ci sono. Nella guerra civile colombiana, i “falsi positivi” erano i civili uccisi dall’esercito pur non essendo membri delle Farc. Tra il 2004 e il 2008 ci sono stati almeno tremila “falsi positivi”.

Il valore delle riparazioni

I soldati colombiani responsabili degli omicidi sapevano che le vittime non appartenevano alle Farc. Avevano semplicemente bisogno di cadaveri per ottenere i premi promessi dall’esercito al raggiungimento di un certo numero di guerriglieri uccisi. Quando lo scandalo è emerso, centinaia di questi assassini sono finiti in carcere, ma queste condanne potrebbero essere annullate in base alla nuova “giurisdizione speciale di pace” approvata a dicembre.

Attualmente la questione chiave è rendere conveniente per le Farc il disarmo. Una commissione ad hoc ascolterà le confessioni dei guerriglieri che hanno commesso crimini contro l’umanità e determineranno il valore delle riparazioni che questi devono pagare alle vittime. Ma a parte i casi più estremi nessuno finirà in carcere.

Se i guerriglieri resteranno liberi, com’è possibile che i militari condannati non escano di galera? Sono proprio questioni spinose come questa che hanno allungato e complicato i negoziati, ma ora sembra che la conclusione sia vicina. I negoziatori riuniti all’Avana stanno cercando di ottenere un cessate il fuoco definitivo entro marzo, e stavolta sembra che possano davvero farcela.

Questo accordo nasconde trappole di ogni tipo: è molto probabile che il traffico di cocaina passi nelle mani delle organizzazioni criminali

Sarà un enorme sollievo per 48 milioni di colombiani, la maggior pare dei quali ha dovuto convivere con quest’incubo per tutta la vita. Nel corso degli anni 220mila persone sono state uccise e sette milioni hanno dovuto lasciare le loro case. La quota di cittadini del paese che vive sotto la soglia di povertà è scesa dal 48 per cento del 2003 al 33 per cento del 2012, ma nelle zone controllate dai ribelli, che per decenni sono state escluse dai servizi pubblici, è ancora compresa tra il 60 e il 65 per cento.

La Colombia ha pagato un prezzo molto alto per questa guerra. Il tasso di crescita del paese, che pure ha raggiunto un discreto 4 per cento annuo nell’ultimo decennio, sarebbe probabilmente stato il doppio senza la guerra. Il conflitto è stato un’inutile e sanguinosa distrazione dal compito dello sviluppo.

Quando le Farc, allora braccio armato del Partito comunista colombiano, hanno preso per la prima volta le armi nel 1964, la Colombia era un paese che aveva un disperato bisogno di cambiamento. Quasi il 40 per cento della popolazione era costituito da contadini senza terra, e a malapena metà della popolazione era alfabetizzata. Ma l’unica cosa che la lunga insurrezione delle Farc ha ottenuto è stato rallentare le cose, e neanche più di tanto.

Si chiude un’epoca

Oggi solo il 23 per cento dei colombiani vive ancora nelle campagne, mentre la grande maggioranza vive nelle città. Il tasso di alfabetizzazione tra le persone di età compresa tra 15 e 24 anni è di oltre il 98 per cento. La proprietà terriera deve ancora essere riformata, ma la questione è molto meno urgente che in passato. Nonostante questa guerra infinita, la Colombia è comunque diventata una società moderna e democratica.

È quindi finalmente giunto il momento di porre fine a questa guerra, e anche le Farc lo hanno ammesso. L’accordo di pace prevede amnistie per quasi tutti i guerriglieri e la garanzia che otterranno pieni diritti politici. Il governo ha promesso che si occuperà seriamente della riforma agraria (e la cosa sarà piuttosto costosa), mentre le Farc si sono impegnate ad abbandonare il traffico di droga, che rappresentava probabilmente la loro principale fonte di finanziamento.

Questo accordo nasconde trappole di ogni tipo: è molto probabile che il traffico di cocaina, di cui la Colombia è la principale produttrice mondiale, passi nelle mani delle organizzazioni criminali. Ma non c’è dubbio che l’accordo di pace porterà un enorme beneficio a tutta la Colombia.

Negli anni settanta praticamente ogni paese dell’America Latina era teatro di un’insurrezione rurale o di una guerriglia urbana (o di entrambe). I movimenti rivoluzionari avevano buone intenzioni, naturalmente, ma non hanno ottenuto granché di buono. Anzi, a dire il vero hanno portato più danni che benefici. Ma questa è davvero l’ultima. Si chiude un’epoca, ed era proprio ora.

(Traduzione di Federico Ferrone)

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