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Concentratevi sulle cose importanti invece che su quelle urgenti

Walker and Walker, Getty Images

All’epoca in cui i presidenti americani non passavano letteralmente tutte le loro ore di veglia a soddisfare il proprio appetito per la crudeltà e i cheeseburger, Dwight Eisenhower propose una teoria sulla gestione del tempo che in seguito sarebbe diventata un classico e sarebbe stata chiamata Matrice di Eisenhower (se avete letto anche un solo capitolo di un libro sulla produttività, l’avrete sicuramente incontrata).

Quello che dice, in sostanza è che ogni possibile attività è urgente o no, importante o no. Il compito più impegnativo della nostra vita è trovare il tempo per le cose importanti che non sono urgenti, anche se abbiamo la sensazione che possono aspettare, e lasciar perdere le cose urgenti che non sono importanti, anche se ci sembra che non possano aspettare.

Sebbene Eisenhower abbia ideato anche la Nasa, per capire il concetto non ci vuole un ingegnere spaziale.

Una vita di banalità
Siamo portati a occuparci delle cose urgenti perché tendono a essere più semplici e lineari e perché ci danno una soddisfazione immediata, come per esempio fare contento il nostro capo o andare a pagare l’affitto del prossimo mese, invece che realizzare i nostri sogni o impegnarci per un futuro migliore. Senza contare che è piacevole farle subito, perché ci libera dalla fastidiosa sensazione di avere sempre qualcosa in sospeso, anche se, continuando a comportarci così, il risultato che otteniamo è una vita fatta di banalità.

Ma uno studio pubblicato di recente dal Journal of Consumer Research conferma quello che ho sempre sospettato: quando c’è un’urgenza, tendiamo a essere ancora meno razionali di quanto immaginasse Eisenhower. Gli autori dello studio hanno ipotizzato situazioni in cui tutte le giustificazioni per scegliere un’azione urgente invece di una importante– livello di difficoltà, immediatezza della soddisfazione e così via – erano state eliminate, e hanno scoperto che i soggetti continuavano comunque a preferire l’attività più urgente.

È una finta urgenza, ma funziona: se non ci sbrighiamo non troveremo più quegli oggetti inutili venduti in sconto

In altre parole, anche se una delle cose che dobbiamo fare non è la più semplice, e non è il modo migliore per fare contento il nostro capo o per risolvere un nostro problema economico – insomma, anche se non c’è altro motivo per occuparcene subito a parte il fatto che qualcuno ci ha convinti che è “urgente” – la bilancia pende sempre in suo favore.

Quando si tratta di stabilire delle priorità, siamo come il bersaglio di quelle subdole pubblicità che vogliono venderci piatti commemorativi dei matrimoni reali o affettatori di avocado elettrici, che sono scontati solo per un periodo limitato di tempo. È una finta urgenza, ma funziona: se non ci sbrighiamo non li troveremo più! Non li volevamo o non ne avevamo bisogno? Non fa niente! Dobbiamo sbrigarci!

Inoltre, il semplice fatto di sapere che tendiamo a dare la priorità all’urgenza invece che all’importanza raramente ci porta a fare scelte migliori, perché il sapere è razionale mentre l’urgenza è una questione emotiva quasi fisica: agiamo sull’onda di un disagio, una stretta allo stomaco, il cuore che batte. Il trucco più efficace che ho trovato per risolvere questo problema è diffidare coscientemente di quelle sensazioni, imparare a trattare il senso di urgenza come un segnale del fatto che probabilmente nonè il modo migliore per usare il nostro tempo (naturalmente possiamo decidere di seguire comunque quell’impulso, ma almeno lo faremo in modo più razionale).

E poi, anche quando c’è un motivo legittimo per fare qualcosa che riteniamo urgente, probabilmente ne sopravvalutiamo l’importanza. Come dice lo scrittore Tim Ferris, vale la pena di imparare a “lasciare che certe piccole cose negative accadano” per permettere che alla fine succedano grandi cose positive. Ci sono molte situazioni in cui se vogliamo evitare un risultato negativo dobbiamo agire in fretta. Ma se quel risultato negativo non è molto importante, forse evitare che si verifichi non è il modo migliore di usare il nostro tempo.

Consigli di lettura
Distraction, un piccolo libro del filosofo Damon Young spiega perché al livello più profondo siamo tentati così spesso di mettere da parte le cose importanti per dedicarci a quelle banali.

(Traduzione di Bruna Tortorella)

Questo articolo è uscito sul quotidiano britannico The Guardian.

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