04 giugno 2015 17:47

1. Rosario Di Rosa Trio, Canon on the beach
Secchielli di pianoforte jazz, palette di elettronica iterativa, un groove di stili ora ostinati ora riflessivi per tre ragazzi scimmia che prendono il sole sulle sponde sicule. Lo scimpanzé in copertina e il titolo Pop corn reflections sono segnali di uno spirito ludico, però la partita si gioca con disciplina e rigore, donde forse il richiamo al condottiero ninja Hattori Hanzo accanto agli omaggi a Steve Reich e Arnold Schönberg. Un po’ come negli Adelphi che poi risultano buone letture da spiaggia, un’impalcatura colta sorregge materia musicale fruibile assai.

2. Federico Cimini, Bianca
Non si capisce bene qui, dove tutto è parola e racconto allusivo, se siamo nel capitolo “amori adolescenziali” di un nuovo bildungsroman del pop italico o se è una risposta a Cocaine, tanto è tenera e tossica questa canzone. C’è troppo naso, troppo desiderio di ragazze, troppe tempeste ormonali, e poi un dito che sfiora e tutto è in bilico tra vivere e consumarsi. Come molte altre cose nell’album Pereira, siamo nel regno del cantautorato viscerale riflessivo, ci sono canzoni piene di oggetti smarriti, indizi e confessioni e la giusta dose di rabbia.

3. Servillo-Girotto-Mangalavite, Come si usa col ragù
Come gli attori di cui si dice “con quella voce potrebbe recitare la lista della spesa”: ecco, figurarsi il Servillo brother cosa può fare col ricettario della nonna nella pampa sconfinata, in compagnia del sax tanghero di Girotto e del piano di Mangalavite. Il trio napoletano-argentino gioca su registri simili al Paolo Conte delle milongas, ma le loro nostalgie, nate nei cafetín de Buenos Aires più imbrillantinati di Ardiles, hanno il sapore del vissuto, e un sangue da Parientes, un album obbligatorio per chi ama il dulce de leche.

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Questo articolo è stato pubblicato il 29 maggio 2015 a pagina 92 di Internazionale, con il titolo “Ninja tango”. Compra questo numero | Abbonati

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