23 agosto 2016 14:32

1. Luigi Bruno & Mediterranean Psychedelic Orchestra, Surfinikta (feat. Nandu Popu)
Da fuori la confezione sembra stile tema dei cartoni animati anni settanta, ma poi si sente quello dei Sud Sound System che rappa contro “quiddhri che cumannanu” e lo sfruttamento indiscriminato del Salento, ma poi si passa al canto tradizionale in griko prima della chiusa ancora stile surf rock di Dick “Misirlou” Dale, e nel mashuppone di cose c’è anche il verde della macchia mediterranea di Galatone (vedere la clip), la onlus italo-senegalese e lu sole lu mare l’amianto. Roba forte.

2. Pop James, Monica
Electrofusion, neosoul, chillwave, space funk, musica per videogame lunari da una giovane tribù novarese che si diverte su variazioni un po’ black (come il Bob James che parafrasano nel nome), idee platoniche, bassi corposi. L’album Super power, super quiet mette disinvoltamente in riga i talenti. Cantano sempre in inglese, tranne qui: “mi tornava in mente lei, che portava il trentasei”, e salta fuori che la loro ricchezza di richiami e ricami trova il contrasto ideale in testi da pop amoroso italico. Invece di marziani, sembrano valenti cosmonauti nostrani.

3. Vudz, Sorcery (feat. Neffa)
Con una nota malinconica nella voce Neffa ci becca sempre, e sfida qualsiasi tromba o violino incroci il suo cammino. E un duetto sornione tra lui e il trombone. Chiamato a spalleggiare la sua sezione fiati di Sogni e nostalgia (appunto), porta a casa una buona variazione sul tema “she put a spell on me” (che poi anche Screamin’ Jay Hawkins si appoggiava a una specie di basso tuba). Per il resto l’album Balkan trip fa quel che dice il titolo: una gita in torpedone che parte dalle riserve indiane degli eredi di Bregovic, e girella per acid jazz funky e rocksteady vari.

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