21 febbraio 2017 19:31

1. España Circo Este, Gabriel pt. 2 (feat. Teta Mona)
Dicono di fare tango punk e d’insegnare (come da titolo del nuovo album) Scienze della maleducazione, questi italiani argentini che equiparano italiano e spagnolo, chitarre elettriche, violini e fisarmoniche. Aprono concerti per Manu Chao e Gogol Bordello, e live salgono in cattedra: se zompano, picchiano e carezzano in qualche mattatoio notturno nelle vicinanze, conviene non perderseli (sì, sono in tour). La musica tende a piacioneggiare oltremisura, ma attenzione a quando pizzicano reggae con una donna che ne sa.

2. TaxiWars, Fever
Live da scoprire: in cinque città italiane si può incrociare Tom Barman, la massima rock star belga in circolazione. Non con la band originale, i dEUS, ma con questi TaxiWars, formazione alternativa di maestri fiamminghi del jazz, disciplinata formazione che fa pensare a dei Lounge Lizards un po’ rockabilly, non si cura del lato virtuosistico e nell’album Fever lascia che sia lo stesso Barman con il suo Soliloque a far la figura del prolisso che ha ordinato un pastis di troppo, mentre incisivi di basso, batteria e sassofono tritano pezzi secchi come pistacchi.

3. N-A-I-V-E-S, Crystal clear
C’è Lapo Frost, bassista perugino che vive a Londra e s’intrippa con il retro funk africano e a Parigi incontra il cantante Marc Jacc, in qualche modo ispirato alle tele di Henri Rousseau, come a certe band che hanno dimestichezza con il live e bazzicano allegri tropici elettronici come Mgmt o Vampire Weekend. Insomma, è un guazzabuglio di stimoli e influenze, ma poi quando esce quella fresca musica da tribù millennial che balla sembra tutto più semplice, e in fondo potrebbero anche essere i nipotini dei Pet Shop Boys. Alla fine l’amore trionfa.

Questa rubrica è stata pubblicata il 17 febbraio 2017 a pagina 84 di Internazionale. Compra questo numero| Abbonati

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