16 maggio 2017 17:30

1. Eugenio in Via di Gioia, Giovani illuminati
Vabbè, tra i prodigi sabaudi, da qualche parte tra il grande Torino, l’azione del primo gol della Juve al Monaco, la fetta di polenta alla Vanchiglia e il Gran Balon, c’è anche il video di questa canzone dall’album Tutti su per terra, che parla di viaggiare stando fermi e in 42mila foto, lungo 36mila chilometri, trascina l’occhio e la cadrega per mercati, piazze, santuari, seggiovie, boschi e bowling. Giochi di parole e intrecci armonici, un video senza risparmio energetico, una solitudine senza soluzione, un’urgenza senza perché né parquet.

2. Birø, Lupi
Agli antipodi della gioventù illuminata c’è un varesotto che vagola nella foresta nera che ha in testa, con un claustrofobico elettronico ep di ansie, disordini e notti senza fondo. Un po’ fratelli Grimm, però efficace per chi si nutre di cose dark. All’ascolto di questi Lupi, pian piano da un’angosciosa oscurità iniziale si approda a una luce di quasi bossanova un po’ desafinada, e poi si va verso un terzo movimento, di sincopata, minacciosa e minimal techno. Tutto ciò vale a rendere interessante il pezzo e ad abbozzare un ritratto d’artista da giovane.

3. Heidi for president, Whom
Tre tarantini entrano trotterellando alle porte di un neo folk rock luccicante, anche loro con il bravo videoclip di facce intense in bianconero, speme negli occhi puntati su foreste laghi e cieli stellatissimi e un’immensità di cui qualcosina ci dovrebbe pur fregare. È una tendenza animista che si ritrova qua e là nell’indie italiano, basata su etica ambientalista, precaria conoscenza dell’inglese e capacità espressive. Come quelle di questa band boscaiola, che con l’album Nostrils dimostra un’agilità di manovra da complanare Lecce-Austin.

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