27 giugno 2017 16:49

1. Queens of The Stone Age, The way you used to do
Una grigliata ignorante di fuzz guitar come calabroni intorno a un basico blues tirato. In attesa dell’album Villains, ecco il primo round dell’incontro tra Josh Homme, mitico capobanda di questa formazione di Avengers del rock, e Mark Ronson, l’uomo ragno che ha dato corpo a cose come Uptown funk e i migliori brani di Amy Winehouse. Parte bene come l’attacco di El Camino dei Black Keys. Regressivo quanto basta per far pogare padri rocker e figli stoner, è il singolo più insta-solubile dai tempi di No one knows.

2. Tante Anna, Pallina
Duo di Pesaro dal nome germanico che suona originario di Manchester, voci basse in cuffia e rumori da gente Joy Division: uno è il fumettista Alessandro Baronciani (che faceva anche i live disegnati con Colapesce), l’altro il suo amico d’infanzia Thomas Koppen. Offrono una versione matura di quell’underground dark cavernoso (che è d’uso chiamare qualcosa-gaze; shoe o shit, tipicamente) e perpetuano l’adolescenza artigianalmente, combinando elettronica, chitarre, calligrafia e lamentatio, Tante Anna è un album disciplinato e coeso.

3. Second Youth, On and on
Andare avanti a tirare tardi, nottate lunghe anni, occhiali da sole e t-shirt con nomi di altre band: Rancid, Bad Religion. C’è qualcosa di beckettiano in questo tiratissimo pezzo punkrock che parla di tirare avanti. Destino nel nome, giovinezza usurante, energie bruciate martellando batterie, grattugiando accordi, sgolandosi nell’eterno presente di un “here I am!”. Scandito dal cantante Andrè Suergiu con una pronuncia grezza. La band, formata da quattro cagliaritani e un londinese, ancor prima del primo ep ha già azzeccato su Vevo questo inno ignorante.

Questa rubrica è stata pubblicata il 23 giugno 2017 a pagina 88 di Internazionale. Compra questo numero| Abbonati

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