11 luglio 2017 17:27

1. Steven Wilson, Permanating
Sarà un pregiudizio positivo per il potenziale pop di ogni Wilson, dai fratelli dei Beach Boys al sopraffino Jonathan, ma se pure il leader dei neoprog Porcupine Tree si mette a fare i compiti per l’estate e sfodera (in anticipo sull’album To the bone, atteso per il 18 agosto) lo svolgimento del tema “pezzo degli Abba fatto alla Bee Gees con arrangiamenti stile Electric Light Orchestra”, non resta che far rombare le Opel Kadett del 1979 e viaggiare felici verso un litorale rétro, con questa hit da vacanza, birra, barbecue, buoni libri e buonumore.

2. Joe Barbieri, Rinascimento (con Paolo Fresu)
Uno che per la propria voce si è fatto notare da Pino Daniele potrebbe anche gongolare a vita, ma lui no, coltiva la fragilità maschile. E si trova bene in quella zona temperata del jazz in cui Gino Paoli convive con Jorge Drexler, spira sempre un refolo bossa e qualche fiato di tromba (nella fattispecie, quella complice di Paolo Fresu, anima gemella). Nel fondo dell’album di Barbieri, Origami, si deposita come espresso napoletano quella malinconia appena zuccherata che può compensare quasi ogni amarezza.

3. Stu Larsen, I will be happy and hopefully you will be too
E poi lo vedi fare autostop per il successo, questo australiano campagnolo giramondo, schitarroso, capelluto, che con due accordi alla Passenger ti rimette dell’umore giusto. E vuoi non dargli un passaggio sulla Opel Kadett del 1979? Il suo nuovo album, Resolute, uscirà il 21 luglio. L’abbiamo già visto suonare nella metropolitana di Madrid o in giro per la Sardegna. Potrebbe essere lo zio di Ed Sheeran o il nipotino di Art Garfunkel. Dice che puoi anche un po’ stonare, non è un problema, l’importante è star bene al mondo.

Questa rubrica è stata pubblicata il 7 luglio 2017 a pagina 88 di Internazionale. Compra questo numero| Abbonati

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