14 febbraio 2018 17:26

1. Patrizia Cirulli, Pitzinnos in sa gherra
Che forte Sanremo. Tipo quello del 1992, in cui tornarono i Tazenda con il loro canto incompreso di Sardegna a stupire tutti con un melodico pacifismo in logudorese, con la voce celestiale di Andrea Parodi. Oggi ecco la cantautrice milanese Patrizia Cirulli, che magari non sarà in un momento di colossale ispirazione come autrice, visto che pubblica un album di cover sanremesi. Ma ha il merito di richiamare dodici tra le magnifiche perdenti del concorso che tutti amano snobbare, e di far fare un altro giro a canzoni che se lo meritano. Un bell’applauso.

2. Alessio Bonomo,’O ’mbrello
Apri l’ombrello ed esce il sole, lo chiudi e piove. E allora? “Ch’aggi’a fà?”. È la fisica applicata ai sentimenti, sostiene Bonomo nell’unica canzone in napoletano del nuovo album La musica non esiste, costruito insieme alla chitarra, al piano e alla sapienza di Fausto Mesolella, con Tony Canto a supplire alla prematura scomparsa dell’ex Avion Travel. Non potevano mancare Peppe Servillo e Ferruccio Spinetti, con Petra Magoni e Alessandro Mannarino tra gli altri ospiti. Un altro veterano di Sanremo che si trova meglio nel suo cantuccio cantautorale slow.

3. PMS, Viandanti
Due guaglione del conservatorio di San Pietro a Majella (Napoli), una dedita al pianoforte, l’altra al violino, propense ad applicare la formazione classica alla sensibilità avanguardista. Sperimentazioni, musica antica, stoner rock, provocazioni. La pianista, Martina Mollo, chiama in causa il padre Massimo, membro dello storico Gruppo Operaio E’ zezi di Pomigliano d’Arco, che fornisce il testo di questo pezzo che rispecchia il loro album Di nero e di giallo, Pedamentina tra colto e popolare, canzoni e brani strumentali, Napoli e mondo.

Questa rubrica è stata pubblicata il 9 febbraio 2018 a pagina 86 di Internazionale. Compra questo numero | Abbonati

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