02 maggio 2018 17:31

1. M¥ss Keta, Spam
La più hiphop delle milanesi imbruttite svuota lo spam, e cerca nelle cose un senso popup. Chiaro, no? Lei, già diva virale con Le ragazze di porta Venezia, ci aggredisce con l’album Una vita in caps-lock, tirato a lucido come una Lamborghini arancione piena di suoni da giostra, ritmi testardi, tizie con il botox, scimmiette nude che ballano e quando non ballano poppano da tette popup. Come un drone che sorvola gironi d’inferno di un kitsch libido consumista che confina con Loro di Paolo Sorrentino. M¥ss Keta è una Die Antwoord made in Italy.

2. Gemitaiz, Tanta roba anthem (feat. Gué Pequeno)
Dice: “Ho tanta roba, tanta droga, tante bitches e tanta moda, Vetements, Louboutin Saint Laurent nel guardaroba”. E insomma, svolta fashion a parte quello dei rapper italiani è sempre l’impero dei sensi da Olgettine e Cayenne, e più lo sfottono più ne fanno leggenda. Parlantine sciolte, chiamate perse, storie di soldi e sfumature di droghine. Gemitaiz, rapper romano riflessivo che ci sa mettere la nota triste, ha intitolato il suo nuovo album Davide. Si sveglia, scrive pezzi trap, e ci mette dentro pure Coez e Gué Pequeno.

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3. Tersø, Kintsugi
Nell’ultimo album pure Ghemon, altro rapper alfa, aveva un pezzo chiamato Kintsugi: è l’arte giapponese di riattaccare i cocci con l’oro. E ora stesso titolo, stesso concetto, ma diverso svolgimento da parte di una band bolognese che nell’ep L’altra parte farcisce di elettronica la propria vena romantica. Rispetto al rap, questi brani sembrano un amalgama di Eurythmics e Franco Battiato. Kintsugi è la storia di quando qualcuno se ne va via e di un cuore in cocci. Chi viene mollato è libero di scoprire il bricolage nipponico. Sempre meglio che la trap.

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