11 luglio 2018 18:33

1. Kamasi Washington,Testify
Al mattino, mentre sorge il sole, mi ricordo che Heaven & earth, doppio e assai discusso album del sax tenore “original gangsta” Kamasi Washington, è ideale per il dormiveglia. Inutile dibattere se è più Sun Ra o più Fausto Papetti, se valgono di più i call to action con il pugno alzato o i toni riflessivi e a tratti più soporiferi di un ottavo di finale. Però una formazione agilissima e stellare c’è; la voglia di far uscire il jazz dalla teca e farlo pisciare per strada c’è; e pure qualche momento sublime c’è. Tra questi, una canzone per l’alba. Ma va bene anche per la siesta.

2. Father John Misty, Just dumb enough to try
Ancora un uomo che flirta con il sublime, questo Padre John che intitola il suo album God’s favourite customer. Ultimamente tendeva al predicozzo. Adesso si aggira intorno al confessionale e prova a mettere da parte i giochi di parole e a sgranare un rosario di sentimenti, con l’umiltà da giovane papa che minimizza: “io so che combinare con una canzone”, per poi aggiungere che farà piangere tutta la sala, e “sono abbastanza fesso da provare ancora a tenerti nella mia vita”. Ce lo teniamo così perché fa quelle ballatine anni settanta come nessun altro.

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3. Rosalia de Souza, O que será?
Che sarà, che andiamo sospirando per le alcove? Forse, come Dona Flor (con o senza i due mariti), desideriamo una voce amica, nel dormiveglia. In questo caso la voce è a cura di una bravissima interprete di bossa nova, per qualche ragione approdata in Italia, dove si è circondata di valenti jazzisti con cui dar forma al suo album italo-carioca, Tempo. Dolce e dolente come l’unica cover presente: la più suadente, e meno conosciuta, delle versioni che circolano di questo pezzo del 1976 di Chico Buarque. Un pezzo che rasenta il sublime.

Questa rubrica è uscita il 6 luglio 2018 nel numero 1263 di Internazionale, a pagina 86. Compra questo numero | Abbonati

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