12 giugno 2019 17:56

1. Dam, Milliardat
Festa dei 25 anni di Internazionale: non “a far l’amore comincia tu” sul roof romano, ma piuttosto con questo singolo di danza e protesta, come un rave di primavera a Ramallah. Il collettivo hip hop palestinese è in gran spolvero: il nuovo album Ben haana wa maana conferma il senso della band per il ritmo e l’impegno. Attraverso ogni registro, dalla satira di Emta njawzak yamma (sul “che aspetti a sposarti?”) all’orazione civile di Jasadik-hom (monologo sulla condizione femminile adattato da Ta-Nehisi Coates e affidato alla cantante Maysa Daw).

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2. Lo zoo di Berlino, Internationale impro (feat. Patrizio Fariselli)
La fusion sperimentale primi anni settanta, la voce di Demetrio Stratos, le follie sonore degli Area. Che dal vivo strizzavano la Seconda internazionale, inno socialista, in torrenti di tastiere e tamburi free jazz (come Jimi Hendrix quando seviziava l’inno americano). Questo trio post-prog dell’area di Latina, il cui ultimo album Resistenze elettriche apre con variazioni live di quei primi Area (di cui fece parte Fariselli), rinfresca la memoria senza voci né chitarre. “Con il suono delle dita si combatte una battaglia”? Sì, vale ancora.

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3. Caveleon, Late night
Per combattere battaglie che portino sulle strade della gente che sa amare meglio suonare con passione, e fino a notte fonda. Questa ballata a due voci (quella maschile calzerebbe a Lloyd Cole) tocca livelli di composizione e arrangiamento che fanno già un po’ amare una band appena sentita nominare. Potenza del seminterrato milanese in cui l’hanno fabbricata il cantante polistrumentista Leo, la cantautrice Giulia Vallisari, Federico Cerati (elettroniche) e Agostino Ghetti (batteria); commandos da caverna per finire la serata.

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