31 luglio 2019 17:23

Lloyd Cole, Night sweats
“Everything in moderation to hell with that”, ripete Cole. Il pop è più immediato della letteratura, ma Lloyd Cole negli anni ottanta sembrava il prof più fico di tutti i tempi, con i suoi weekend perduti ad Amsterdam e quella maniera di devastarsi ironico-letteraria. Addio ai Commotions, con i loro accordi jingle jangle. Il nuovo album di Cole, Guesswork, è sound sintetico made in Düsseldorf, applicato a ballate pacate. Manca un pezzone da contagio radiofonico alla Forest fire, ma la voce e i versi si sono affinati, a invecchiamento naturale.

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Salmo e Lazza, Bud Spencer
Com’è? “Sono soddisfatto quando son disfatto”. Si vabbè ma poi “Vuoi fare l’influencer, il Kylie Jenner, il transgender, il bartender, puoi lavorare al call center o fare il poledancer, ma lascia stare il rap che pigli schiaffi alla Bud Spencer”. Tutto ciò a premessa di Machete Mixtape 4, sorta di presidio tutto tranne che slow del rap italiano non smarmellato, collettivo a muso duro, senza lesinare su cazzi, mazzi, botte, beat, e via dissando. Un lavoretto edgy come un “altrimenti ci arrabbiamo” antiposer e signorini. A suo modo, una folle prova di maturità.

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Dj Vale, Big wheel dub (Madaski dub version)
Si smobilita: per impigrirsi all’ombra, e lasciare che la mente pascoli out of office, nulla di meglio di una classica melina giamaicana alla Madaski, il dotto degli Africa Unite. Che qui presta l’arsenale di riverberi al concittadino Dj Vale, animatore di lungo corso delle notti torinesi dell’era post industriale. Dj Vale si autocelebra con l’album Groovin’ connection, che è come una magic box di cose funky disco jazzy soul e quant’altro. Brezza da smooth operator, Too good to go per le sacrosante sieste agostane.

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