27 novembre 2019 17:43

1. Subsonica, Il mio dj (feat. AchilleLauro)
Bel giro d’onore per Boosta, Samuel, Max e gli altri: la band torinese più tonica nell’esercizio alle parallele tra alt ed elettronica si concede una bella edizione ventennale del suo album forse top, Microchip emozionale, capsula umorale del pre 2000, chiamando a stravolgerlo una nazionale rappanti quasi tutta in età “Ok boomer”: tra Coma_Cose e Myss Keta rispunta Achille Lauro, si ruba il pezzo che già fu pompato a misura di rave da Coccoluto e la porta in officina per truccarne il motore con i suoi effetti wow.

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2. Portfolio, Stefi Wonder
Luci psichedeliche e tappezzeria di primavere scandinave da disco di provincia, struggimenti funky, il bassista che suona pure la tromba, ma conta quella linea di basso che da Berklee lo porta di locale in locale. E tutto un andazzo agile da band ruspante, gente che possiede il gusto del groove senza fare i posseduti dal demonio; come dei Phoenix con l’alito al lambrusco e al posto dello champagne la capacità di omaggiare quella scuola strumentale che sanno loro lì a Reggio Emilia, dalle parti dei Giardini di Mirò fino alla Irma records di Bologna.

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3. Françoise Hardy, J’ecoute de la musique sâoule (remix)
Nulla di male nel ripescare un po’ di champagne disco alla francese, cuvée 1978: nell’anno dei postumi di febbre del sabato sera, la diva dei sixties francesi si piazza in mezzo alla pista da ballo in piumino pre-paninaro e intona un inno allo scorno con sottofondo di “un funky d’enfer”. Quarant’anni dopo il pezzo (coautore Gabriel Yared) si ritrova in pista grazie agli sforzi del collettivo Funky French League. Con un remix bello asciutto a cura di Woody Braun, ex sassofonista della Malka Family. E vive le groove.

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