26 settembre 2018 11:21

Il 26 settembre, nella sala del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite di New York, ci sarà una scena alquanto bizzarra. Donald Trump si siederà sulla poltrona di presidente della seduta accordando la parola ai rappresentanti degli altri quattordici paesi che fanno parte di questa istituzione globale, tra cui Emmanuel Macron e il ministro degli esteri russo Sergej Lavrov, oltre a un funzionario iraniano.

Trump ha voluto approfittare della presidenza del Consiglio di sicurezza, che questo mese spetta agli Stati Uniti, per assumere la postura di capo del mondo, almeno per qualche ora.

Gli elettori americani si interessano poco alla politica estera, ma quando mancano sei settimane alle cruciali elezioni di metà mandato a Donald Trump non dispiace attribuirsi una statura internazionale, anche solo per far dimenticare per un momento le risate che hanno accompagnato il suo discorso davanti all’Assemblea generale e lo psicodramma politico-sessuale in corso a Washington.

Trump, in questo caso, è isolato. Francia, Germania, Regno Unito, Cina e Russia hanno deciso di continuare a commerciare con l’Iran

Inizialmente Trump voleva che il vertice fosse incentrato esclusivamente sull’Iran, suo obiettivo numero uno, ma alla fine è stato dissuaso e il tema centrale è stato allargato in modo più consensuale: si parlerà della proliferazione nucleare e chimica.

In ogni caso è evidente che al centro del dibattito e nella mente del presidente americano ci sarà l’Iran. Trump ha ritirato gli Stati Uniti dall’accordo sul nucleare con Teheran e ha imposto nuovamente una serie di sanzioni contro l’Iran. Ora vuole battere il chiodo e utilizzare la tribuna dell’Onu per attaccare gli iraniani.

Il problema è che Trump, in questo caso, si trova isolato. Lunedì gli altri firmatari dell’accordo sul nucleare – Francia, Germania, Regno Unito, Cina e Russia – si sono incontrati a New York e hanno deciso di istituire un sistema di scambio per continuare a commerciare con l’Iran nonostante le sanzioni americane che vietano le transazioni in dollari.

Il peso simbolico di questo provvedimento è enorme: il diktat americano viene rifiutato persino dagli alleati europei degli Stati Uniti.

I leader iraniani sono convinti che l’amministrazione americana punti a far cadere il regime di Teheran.

Il vertice del Consiglio di sicurezza arriva in un momento particolarmente delicato, dopo l’attentato di sabato scorso nella città di Ahwaz, nella provincia iraniana del Khuzestan, con un bilancio di 24 vittime. Teheran sostiene che i terroristi siano appoggiati e finanziati dall’Arabia Saudita e dagli Emirati arabi ma anche dagli statunitensi.

L’entourage di Trump, a cominciare dal suo consulente per la sicurezza John Bolton e dal suo avvocato Rudy Giuliani, annovera diversi avversari feroci dell’Iran e mantiene legami con gli oppositori dei mullah.

Ma a New York Donald Trump avrà grosse difficoltà a coinvolgere nella sua crociata gli altri componenti del Consiglio. A prescindere dai diversi gradi di ostilità verso la teocrazia di Teheran, infatti, non sono in molti a pensare che il mondo sarebbe un posto migliore dopo un rovesciamento dall’esterno del regime. Le esperienze in Iraq e Libia hanno impartito una lezione, tranne che a Donald Trump e ai suoi collaboratori.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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