10 aprile 2020 10:18

Il nuovo coronavirus riuscirà dove i diplomatici hanno fallito? Il 9 aprile a mezzogiorno l’Arabia Saudita ha decretato un cessate il fuoco nella guerra che sta conducendo da cinque anni in Yemen, ed è stato proprio il covid-19 a provocare l’interruzione di uno dei conflitti più crudeli della nostra epoca.

Certo, non si tratta del primo cessate il fuoco, e i precedenti hanno sempre fallito. Eppure questa volta ci sono motivi per essere fiduciosi. I ribelli huthi yemeniti, contro cui combattono i sauditi, hanno presentato anch’essi una proposta di pace alle Nazioni Unite.

Il covid-19 è una minaccia reale, anche se non ha ancora colpito ufficialmente lo Yemen. Ma al contempo può servire da pretesto per interrompere una guerra che non porta da nessuna parte. La tregua, che dovrebbe durare quindici giorni, potrebbe trasformarsi in una calma più duratura.

In cinque anni gli eserciti coalizzati di Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti non sono riusciti a ottenere il successo decisivo in cui speravano, contro un avversario accusato di essere sostenuto dall’Iran. Nel frattempo il conflitto ha devastato lo Yemen, creando quello che l’Onu ha definito “il peggior disastro umanitario” di questo secolo. In un contesto simile l’avvento dell’epidemia sarebbe una catastrofe.

Il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman ha scatenato la guerra nel 2015 per affermare il proprio ruolo e per esprimere un “risveglio” sunnita di fronte all’ascesa dell’Iran. La vittoria in Yemen avrebbe dovuto essere la prova della sua leadership, e invece per il giovane principe il fallimento dell’iniziativa è stato il primo di una lunga serie.

Siamo davanti a una semplice mossa propagandistica, tra l’altro accompagnata da un regalo di 500 milioni di dollari per la ricostruzione dello Yemen e 25 milioni per la lotta contro il virus? O si tratta di un tentativo di trovare una via d’uscita onorevole, e magari la guerra non riprenderà più grazie all’azione tempestiva dei diplomatici? Difficile dirlo.

L’Arabia Saudita vorrebbe mettere fine alla guerra del petrolio con la Russia

In ogni caso molti segnali lasciano pensare a un disimpegno di Riyadh. Anche in questo caso il motivo principale è la pandemia di covid-19, che ha colpito il regno e soprattutto 150 componenti della famiglia reale. Secondo il New York Times il re Salman, arrivato alla soglia degli 84 anni, è stato messo in sicurezza in un palazzo situato su un’isola. In totale l’Arabia Saudita ha confermato 41 decessi per il virus.

Un altro motivo cruciale è il prezzo del petrolio, ai minimi storici. L’Arabia Saudita vorrebbe mettere fine alla guerra del barile con la Russia, perché pur non avendo problemi di liquidità deve comunque prendere le sue precauzioni.

Infine Riyadh ricopre al momento la presidenza del G20, una grande responsabilità per il principe ereditario anche considerando il caos in cui è sprofondata l’economia mondiale. Bin Salman potrebbe essere tentato di sostituire l’immagine di mandante dell’omicidio del giornalista Jamal Khashoggi (nel 2018) con quella di promotore della pace in Yemen.

Comunque sia, è indispensabile non sprecare questa occasione di risolvere il conflitto in Yemen. Peccato che ci sia voluta una pandemia per arrivarci. Ma l’importante è che questa guerra sporca finisca.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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